La tartaruga d’acqua dolce: guida al corretto allevamento

Un simpatico animaletto, amato dai nostri lettori di Tuttozampe, è certamente la tartaruga d’acqua: si tratta della Trachemys Scripta, originaria degli Stati Uniti e di cui esistono ben sedici sottospecie. Questi animali, se ben custoditi, possono vivere molto a lungo, anche più di trent’anni. La Scripta è una tartaruga d’acqua dolce, con il carapace di forma ovale e di colore verde che si scurisce con l’età e piastrone di colore giallo con alcune macchie nere. Le misure sono contenute: una femmina adulta misura circa trenta cm mentre i maschi, più piccoli, circa la metà.

Le Scripta sono timide, pacifiche, cercano sempre rifugio per starsene tranquille, ma al tempo stesso sanno essere anche molto curiose: è comunque un animale diurno che ama vivere in laghi e acque ferme, paludi e fiumi con acque lente, trascorre la maggior parte della vita in acqua, ma ha bisogno anche di posti asciutti e di molto sole, sotto i dieci gradi infatti tendono ad andare in letargo.

Tutte le sottospecie di Scripta possono essere allevate in cattività, anche se è importante avere a disposizione uno spazio adeguato per il loro sviluppo e la loro crescita: se sapete già di non disporre di tali spazi, non acquistate una tartaruga, soffrirebbe inutilmente e morirebbe entro il primo anno di vita. L’ideale sarebbero grandi acquaterrari o laghetti artificiali di almeno cinquecento litri: la vasca va collocata in una zona raggiunta dal sole ma anche con zone di ombra per evitare il surriscaldamento. Recintate la zona per evitare che la tartaruga scappi: ricordate che è un animale curioso e non sta fermo un secondo!

Credeva di subire una rapina, invece volevano avvisarlo di un boa

boa Catanzaro scappato

boa a CatanzaroSe vi trovaste in piena notte e vi intimassero l’alt, voi che fareste? Io premerei la tavoletta destra ed accelererei, è quello che ha fatto un povero sventurato a Catanzaro pensando di poter subire una rapina.

Tornato a casa ha realizzato il motivo di tanto sbracciarsi: un Boa constrictor. Se il nome non vi dicesse niente è un Boa di 30 kg per 4 metri, temibile predatore capace di uccidere stringendo la preda.

Il primo centro di ricovero per le tartarughe d’acqua abbandonate

Proprio ieri vi abbiamo parlato della nuova triste tendenza nell’abbandono degli animali, ovvero quella di sbarazzarsi delle tartarughe acquatiche lasciandole nei laghetti o nelle fontane cittadine. Se per i gatti e i cani ci sono diverse strutture che si occupano di curarli e soccorrerli in caso di abbandono, per le tartarughe ne esiste soltanto uno e si trova sul Lago Trasimeno, in Umbria.

La struttura del Centro ittiogenico di Sant’Arcangelo di Magione, proprietà della Provincia di Perugia, ospita circa un centinaio di tartarughe esotiche che sono state abbandonate nei fiumi e nei laghi dell’Umbria.

L’abbandono delle tartarughe d’acqua: ecco un altro triste fenomeno

Poco prima delle vacanze di agosto vi avevamo parlato di due nuovi tristi fenomeni di abbandono degli animali: dopo cani e gatti, ad essere vittime degli abbandoni erano anche i cavalli e gli animali esotici. Ora l’Aidaa, l’Associazione Italiana per la Difesa di Animali e Ambiente, lancia un nuovo allarme: anche le tartarughe d’acqua sono vittime di abbandoni. I numeri sono impressionanti: si parla di 160.000 tartarughe abbandonate negli ultimi quattro anni in laghetti, stagni e, addirittura, fontane delle diverse città.

Ecco cosa ha dichiarato a tal proposito Lorenzo Croce, il presidente dell’Aidaa:

Se da una parte possiamo dirci moderatamente soddisfatti per la diminuzione degli abbandoni di cani e gatti, non possiamo non sottolineare come molto spesso ad essere vittime di questa crudeltà sono gli altri animali; in particolare quest’anno registriamo un forte incremento di abbandoni di tartarughe d’acqua e di animali esotici, mentre cresce in maniera preoccupante la presenza di specie alloctone di pesci di origine tropicale e dei sistemi fluviali dell’est Europa all’interno dei nostri fiumi e torrenti.

Roma, rinvenuta iguana vagante a Casal Palocco

Come vi avevamo detto all’inizio dell’estate, non sono vittime degli abbandoni estivi solo cani e gatti, ma anche animali esotici come iguane, pitoni e serpenti vari. Ancora, però, non è stato accertato dalla Forze dell’Ordine se si tratti o meno di un caso di abbandono, quello dell’iguana ritrovata ieri dal Corpo Forestale dello Stato a Casal Palocco alle porte di Roma.

Casal Palocco, che dista pochi chilometri da Ostia, è noto per essere uno dei quartieri più esclusivi della Capitale, residenza di molti calciatori e di personaggi del mondo dello spettacolo; e proprio nei pressi di una di una delle villette che l’iguana, un esemplare di circa un metro di lunghezza, è stata avvistata da una signora residente, che ha immediatamente allertato il Corpo Forestale.

L’iguana, che ricordiamo essere un animale protetto dalla Convenzione di Washington, che vieta il commercio delle specie a rischio di estinzione, verrà accompagnato presso un centro in provincia di Rieti che si occupa del recupero della fauna selvatica, il quale provvederà al suo sostentamento.

Un fine settimana di esposizioni di animali: gatti e rettili in mostra a Cornaredo

esposizioni feline

Ancora un fine settimana di esposizioni dedicate agli animali. Per chi ama i gatti i riflettori sono puntati su Cornaredo, in provincia di Milano, dove oggi e domani, presso il Palazzetto dello Sport di Viale della Repubblica si svolgerà, dalle 10 alle 19, l’Esposizione Internazione Felina “I gatti più belli del mondo”.

Alla manifestazione, organizzata con il sostegno della F.I.A.F., Federazione Italiana Associazioni Feline, parteciperanno i gatti appartenenti alle razze più pregiate e rare del mondo che verranno giudicati dai giudici internazionali della WCF. Tra le razze in gara ci sono i Persiani, i Siamesi, i Maine Coon, i Norvegesi delle Foreste, i Sacri di Birmania, i Devon Rex, i Burmesi, i Certosini e tanti altri. Dal sito della manifestazione http://www.expofelina.it/, si può stampare un coupon che presentato alle casse da diritto ad un delizioso omaggio.

Scoperta nuova specie di geko in Cambogia

cnemaspis

Qualche tempo fa vi abbiamo parlato della nuova tendenza di accogliere nelle case rettili e animali esotici al posto dei classici cani e gatti come animali domestici, e vi abbiamo informato del fatto che il geko è uno degli animali più adottati. Per tutti gli appassionati di questi piccoli rettili è in arrivo una novità: in Cambogia è stata scoperta una nuova specie di geko, ovvero il Cnemaspis neangthyi.

Questo rettile è stato scoperto durante un’indagine svolta da un gruppo di ricercatori de La Sierra University e dalla Fauna & Flora International, ed è stato chiamato così per il direttore del gruppo di ricerca, lo scienziato cambogiano Neang Thy.

Guida all’acquisto consapevole di un rettile come animale domestico

rettili animali domestici

Da alcuni anni si è diffusa la moda di allevare in casa, come animali domestici, pitoni, serpenti e iguane; purtroppo però, spesso, questi animali vengono accolti in casa senza la dovuta informazione, e quindi ai primi segnali di fastidio vengono abbandonati a se stessi, come è successo alcune settimane fa, quando nella pineta di Castelfusano di Ostia, Roma, sono stati ritrovati due crotali velenosi non autoctoni e quindi, probabilmente abbandonati da un proprietario pentito.

Se si decide di acquistare un rettile, come del resto qualsiasi animale, bisogna domandarsi se possiamo dedicargli il giusto tempo, e soprattutto, acquisire più informazioni possibili su come allevarlo.

La prima cosa di cui rendersi conto è che se un cucciolo di pitone è relativamente piccolo, ma da adulto diventerà di una lunghezza di 4-5 metri per un peso di 70 o 80 chilogrammi, e quindi è necessario offrirgli un rettilario delle giuste proporzione, come del resto il cibo: se ai serpenti piccoli bastano dei topini vivi, a un pitone adulto servono galline e conigli. E qui interviene anche il fattore etico: non a tutti i rettili accettano prede morte, alcuni come il pitone reale o i serpenti di cattura si cibano di prede vive.

Animali esotici in cattività, una soluzione all’estinzione?

adozione animali esoticiPitoni, iguana, pappagalli. Avere un animale esotico come pet è impegnativo e costoso. I numerosi abbandoni a cui si assiste nonché il traffico illecito in continua crescita in questo settore, portano a pensare che molti proprietari sottovalutino le responsabilità e gli oneri economici di una simile scelta.

Eppure, se fatta con responsabilità e coscienza, l’adozione di un animale esotico potrebbe essere un valido aiuto contro la perdità di biodiversità e rappresentare la stessa salvezza di molte specie, il cui habitat è gravemente minacciato o già da tempo non esiste più. Ne è convinto uno studioso americano, l’esperto di animali esotici nonché biologo Frank Indiviglio. L’allevamento in cattività di animali esotici, che sia in casa o allo zoo, e dunque anche il commercio di animali esotici, avrebbe come vantaggio quello di preservare dalla scomparsa molte specie in pericolo.

Piovono iguana dagli alberi

Il freddo intenso delle ultime settimane ha messo in ginocchio l’Europa intera, causando disagi immensi alla popolazione, bloccando i trasporti e paralizzando numerose regioni con la chiusura di scuole ed esercizi commerciali. A risentirne sono anche gli animali abbandonati, vittime proprio in questi giorni di gelo e temperature glaciali ed esposti alle intemperie. Penserete subito a cani e gatti, ma in realtà oltreoceano, nella solitamente mite e temperata Florida, a pagare le conseguenze del freddo polare sono anche animali domestici meno diffusi: le iguane.

Una leggenda voleva davvero che le iguane piovessero dal cielo ed in effetti, in maniera un po’ macabra se vogliamo, l’evento si è realizzato: le povere iguana cadono giù dagli alberi, letteralmente congelate. Non abituate a queste temperature crollano al suolo e stramazzano. Non è decisamente un bello spettacolo.

Il serpente del grano

serpente del grano

Il serpente del grano è uno dei più diffusi serpenti domestici; dei rettili che appartengono a questa specie, la più nota è l’Elaphe guttata, originaria degli Stati Uniti del Sud e caratterizzata da colori sgargianti. Il nome popolare di questo serpente non centra niente con il grano: viene chiamato così perché sul ventre ha dei disegni che ricordano il mais.

Il colore classico del serpente del grano adulto è l’arancio con dei disegni a scacchiera sul ventre, mentre gli esemplari più giovani hanno colorazioni che vanno dal grigio al marrone e non hanno tutti disegni come gli adulti; esistono anche le specie albine che vengono chiamate serpenti bianchi del grano. Al completo sviluppo raggiungono poco più di un metro di lunghezza e sono dei grandi predatori soprattutto di piccoli mammiferi. Come abbiamo già detto, il serpente del grano è una delle specie di rettili più allevate come animali domestici, e questo perché sono molto docili e mordono raramente.

Il substrato del terrario

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Il substrato del terrario è uno degli elementi maggiormente importanti in quanto consiste nella base del contenitore sul quale il rettile trascorrerà la maggior parte del proprio tempo. Per ottenere un perfetto substrato occorrerà verificare in primo luogo che il materiale non sia tossico o abrasivo o pericoloso in generale per la salute del rettile. Senza dimenticare poi che il substrato andrà pulito spesso per cui occorre altresì che si tratta di un materiale di facile pulizia ed igienico.

Occorre fare attenzione nella scelta del substrato in quanto orientarsi verso materiali non idonei o puramente estetici potrebbe causare problemi al rettile come ad esempio ostruzioni intestinali o ferite nel caso di substrato abrasivo.

La scelta del substrato è vastissima: analizziamo le tipologie maggiormente utilizzate. La carta di giornale è la più pratica ed economica, gli asciugamani sono altrettanto igienici ed economici ma alcune specie potrebbero ingerirne delle piccole quantità. Il pallet nel caso di roditori o rettili erbivori è perfetto in quanto può anche essere ingerito, ma mai in grosse quantità: lo stesso dicasi per la segatura, economica e pratica, permette anche di mantenere sotto controllo la crescita batterica.

Il terrario: consigli per la scelta

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I nostri amici rettili necessitano di uno spazio adeguato all’interno dell’abitazione, uno spazio tutto per loro che tenga conto delle esigenze legate alla specie: si tratta del terrario. Il terrario non deve essere solo un contenitore ma deve riprodurre il più fedelmente possibile l’habitat naturale in cui il rettile vivrebbe allo stato naturale .

Per cercare di creare un terrario ottimale per i rettili, occorre tenere in considerazione alcuni elementi essenziali che qui di seguito illustreremo. In primo luogo occorre che il terrario sia un luogo sicuro dal quale il rettile non possa fuggire: questo non significa che l’animale vi debba stare sempre rinchiuso. Occorre poi che abbia le dimensioni adeguate alla tipologia di animale che vi viene introdotto: spazi troppo angusti possono nuocere certamente allo stato psicofisico del rettile, creando stress e disagi. Meglio quindi che il terrario sia sufficientemente grande per permettere al rettile di mantenere un comportamento naturale e per garantirne la termoregolazione.

Infine, ma non meno importante, assicuratevi che il terrario sia di facile pulizia e che fornisca le condizioni ambientali adatte alla specie di rettile del quale vogliamo occuparci: infatti molte specie necessitano di temperature o umidità particolarmente elevate, o di un substrato specifico, tutti elementi che devono essere considerati attentamente al momento dell’acquisto.

La tartaruga terrestre

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La tartaruga terrestre è chiamata anche tartaruga di Hermann o Testudo Hermanni: si tratta di un animale appartenente alla specie dei rettili, in particolare dell’ordine delle testuggini. Questo genere di tartaruga è diffusa soprattutto nel bacino del Mediterraneo e nell’Europa meridionale: il suo nome deriva dal medico naturalista Jean Hermann vissuto tra il settecento ed ottocento che per primo ha scoperto e catalogato tale rettile. Le dimensioni medie di tale animale vanno dai 13 centimetri dei maschi ai 22 centimetri delle femmine.

La colorazione caratteristica invece è giallo scuro con numerose macchie scure che si espandono sul dorso: una caratteristica delle testuggini inoltre è la colorazione gialla delle scaglie che si trovano sotto gli occhi. Si tratta di animali a sangue freddo, trascorrono le prime ore del giorno al sole per immagazzinare più calore possibile ed elevare la temperatura corporea: il sole è molto importante per le testuggini che permettono anche la sintesi della vitamina D che aiuta la digestione e il metabolismo. Tuttavia nel caso di temperature piuttosto alte, le tartarughe soffrono il calore e cercano riparo e refrigerio scavando delle buche nella terra.

Le testuggine in inverno vanno in letargo: prima di iniziare il lungo periodo di letargo gli animali smettono di alimentarsi e svuotano l’intestino, poi si interrano mediamente a 15 centimetri per circa 5 gradi di temperatura (temperature più alte o più basse potrebbero causare grossi danni agli animali). Il risveglio avviene circa in primavera nel mese di marzo quando le temperature iniziano a risalire. In questo periodo inizia anche il periodo dell’accoppiamento: il comportamento sessuale di questi animali è molto interessante e complesso.