Il bracco italiano, caratteristiche e comportamento

bracco italiano

Dopo la vittoria del cane Axel all’Eukanuba World Challenge 2009, abbiamo pensato di presentarvi le caratteristiche della razza a cui appartiene il nostro campione e cioè il bracco italiano.

Il bracco  è una razza molto antica, formatasi, probabilmente dall’incrocio del cane da corsa con un Molosso; già nell’antica Roma ed in Egitto esistevano cani per la caccia agli uccelli, e in quasi tutta Europa esistevano dei bracchi, e quello italiano è certamente fra i più antichi. Grazie alla sua costituzione fisica molto forte e alla sua attitudine all’andatura svelta, questo cane è adatto a qualsiasi genere di caccia, anche se si è formato lungo i secoli soprattutto in quella agli uccelli.

Ancora piccoli Toy Terrier!

Anche oggi ci tuffiamo nel mondo dei Toy Terrier, questi piccoli cagnolini dalla doppia anima: quella da dolcissimi cani da compagnia, che si portano nel manicotto della pelliccia o nella borsetta, e che si tengono sulle gambe mentre stiamo accoccolati sul divano, e quella invece da Terrier, agitati cacciatori.

Black and Tan Toy Terrier (Piccolo Terrier Inglese)

black and tan toy terrierQuesto cane è originario della Gran Bretagna ed è stato ricavato dal Manchester Terrier nell’Ottocento. E’ un piccolo cane, alto tra i 25 e i 30 centimetri e con un peso che può andare dai 2,5 ai 3,5 chilogrammi. Ha la testa lunga e stretta a forma di cono, cranio piatto, tartufo nero, labbra aderenti, occhi a mandorla neri. Le orecchie sono erette e appuntite, con l’interno rivolto in avanti. Il collo è lungo; la coda non sorpassa il garretto. Il pelo è lucido, liscio e folto, il mantello può essere nero o mogano. Questo piccolo cane da compagnia, come tutti gli altri suoi cugini toy terrier, diventa un feroce cacciatore ogni volta che gli capita di incontrare topolini o piccoli animali di bosco. Nel complesso è un animale molto socievole, affettuoso, vivace e dalla spiccata intelligenza.

Toy Terrier, un mondo tutto da scoprire

Toy Terrier

Abbiamo già incontrato e imparato a conoscere, qui tra le “pagine” di TuttoZampe, i piccoli cagnolini, detti Toy, come il Maltese, il Peschinese, il Lhasa Apso, il Chihuahua, che si rivelano dei perfetti cani da appartamento, possiamo portarli in giro nella borsetta e possiamo proprio portarli sempre con noi ovunque andiamo, sono degli ottimi compagni per la famiglia e anche per le persone anziane, hanno tutta una serie di qualità che chi ama questi piccoli cagnolini conosce bene.

Abbiamo incontrato molto spesso anche i Terrier, il Fox Terrier, lo Yorkshire Terrier, il Jack Russel Terrier, il Dandie Dinmont Terrier, l’Airedale e il Welsh Terrier, lo Scottish Terrier, e insomma, abbiamo visto le caratteristiche di questi cani, di piccola e media taglia, abilissimi e vivacissimi cacciatori, ma anche dei dolcissimi cani da compagnia.

Oggi andiamo ad analizzare, in breve, alcuni piccoli Toy Terrier, nati proprio a partire dai Terrier incrociati con altri piccoli cani in modo da dar vita a delle piccole furie… che stanno nel palmo di una mano!

Puli, il cane con il pelo a corde

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La vera patria del Puli è probabilmente l’Asia centrale, ma come e quando sia giunto in Ungheria, dove si fece ben presto un’ottima fama per l’abilità e il coraggio con cui sapeva trattare cavalli, buoi e tori, non è noto. Il Puli è sempre stato usato come cane da gregge, anche perché è leggero e agile nei movimenti; durante il periodo della seconda guerra mondiale ha rischiato di estinguersi: ne erano rimasti solo due esemplari che hanno assicurato la sopravvivenza della razza.

Il Puli è una cane di medie dimensioni, piuttosto tarchiato, dal caratteristico mantello cordato che da adulto può arrivare anche a toccare il suolo; il Puli possiede un corpo quadrato dalla muscolatura abbastanza possente, con la testa piccola e corta e gli occhi a mandorla.

Le particolari corde del mantello iniziano a formarsi intorno ai sei mesi di vita, e a questo punto è opportuno dividere a mano i vari cordoni, un procedimento che, se fatto con regolarità, non impiega molto tempo ma risulta essere molto amato dal cena. Nonostante il mantello imponente, questa razza non perde il pelo, e quindi risulta essere molto adatta per chi ha problemi di allergia.

Welsh Corgi, il tallonatore, cagnolino dei folletti

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Gran parte degli esperti sostiene che le due varietà della razza, il Welsh Corgi Cardigan e il Welsh Corgi Pembroke abbiano storie separate. Fino agli anni Trenta venivano considerati come unica razza appartenente ad un unico ceppo, ma adesso le loro strade si sono scisse, anche perchè sono proprio originari di luoghi diversi e quindi il loro ceppo ancestrale è ben distinto.

Welsh Corgi (2)Fra le due razze il Welsh Corgi Cardigan è la più antica, fu infatti portato nel Galles dai guerrieri celti dell’Europa centrale, intorno al 1200 a.C. Il suo impiego gli fu assegnato dagli agricoltori del Cardiganshire, nel Galles per l’appunto, e divenne immediatamente quello di tallonatore delle mandrie. Le terre erano possedute dalla corona e agli agricoltori era permesso utilizzarne dei lembi solo per degli scopi precisi. C’era così molta competizione, per accaparrarsi pezzi di terra migliori e sempre più ampi e così i Cardigan tallonavano il bestiame, mordevano i talloni delle bestie, spingendo così le mandrie a spostarsi velocamente. Quando poi le terre vennero divise il lavoro del Corgi Cardigan finì immediatamente, e così venne incrociato con il Collie, cane da gregge per antonomasia, in modo da creare una specie ancora più raffinata per radunare e tenere insieme le mandrie.

Tutti i vantaggi di un cane meticcio

cani meticciTutti i cani che sono piombati nella mia vita stravolgendola ci sono capitati per caso, alcuni erano di razza pura, altri erano degli adorabili trovatelli che mi hanno conquistato al primo sguardo, senza mostrarmi il loro pedigree. Con i canili e le strade piene di cuccioli che desiderano solo essere amati, a crescere è solo il mercato delle adozioni di cani di razza. Ci affascinano per le loro caratteristiche fisiche e senza dubbio li ameremo. Ma qualsiasi cane, indipentemente dalla razza, con il tempo ci conquisterebbe e sarebbe in grado di darci lo stesso amore di un esemplare di razza. Chiamateli meticci, chiamateli bastardini, oppure semplicemente chiamateli cani speciali, perchè è di questo che si tratta.

Oltre cento razze di cane sono riconosciute dalla American Kennel Club. C’è quella più adatta alla famiglia, quella di stazza piccola, quella che vive meglio nei climi freddi. E poi ci sono loro, dall’altro lato, a morire nei canili ogni anno perchè non ci sono persone disposte ad adottarli. E loro sì che si adattano a qualsiasi stile di vita e personalità del proprietario. Cani di poche pretese capaci di dare tanto amore. Prima di acquistare un cane di razza, è bene dunque considerare la magia che un cane di razza mista  può portare nella vostra vita.

Lhasa Apso, il piccolo cane del Dalai Lama

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Le terre d’origine di questo cane antico sono state probabilmente l’India, la Cina e il Tibet e comunque sia il Lhasa Apso ha seguito il Buddismo e il Dalai Lama lungo tutte le peregrinazioni del culto religioso, fino a una stabilizzazione proprio in Tibet, luogo in cui il Dalai Lama, intorno alle metà del 1600, si stabilizzò e divenne anche il capo temporale, oltre che spirituale, di quel Paese, sotto la sovranità della Cina.

Abbiamo visto l’importanza del Pechinese, cane leone, in quelle regioni e nelle credenze buddiste, e così anche il Lhasa Apso aveva la sua importanza, tra le montagne del Tibet, un ruolo che non era mitologico, ma reale, infatti la presenza di questi cani era ben radicata all’interno del culto.

La razza rimase pura per moltissimo tempo, visto che il Dalai Lama dava in dono solo degli esemplari maschi. All’interno del monastero, il Lhasa Apso, oltre ad essere anch’esso un cane leone, per la sua criniera leonina che lo contraddistingue, era considerato anche il cane della preghiera e il cane del cristantemo. Il primo appellativo derivava dal fatto che si dicesse che il piccolo cagnolino fosse stato addestrato per far girare i rotoli delle preghiere davanti al Dalai Lama; il secondo invece deriva sempre dal suo aspetto, dal muso incastonato nel fluente pelo bianco, in una forma vagamente floreale. L’appellativo Apso dovrebbe derivare invece da Rapso, che in tibetano significa “simile alla capra”, altro appellativo che deriva dal mantello del cagnolino, e comunque nei monasteri buddisti si sentivano pronunciare le parole apso seng kye: il cane leone, sentinella che abbaia.

Weimaraner, le leggende degli anni Cinquanta sul cane grigio

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Abbiamo parlato ieri del Weimaraner, cane bellissimo e complicato, avvolto dalla nebbia misteriosa della Boemia e anche da quella delle leggende e dei miti che si sono sviluppati sul suo conto. Ebbene si, il Weimaraner, così come molti altri cani, si porta dietro tutta una serie di credenze e dicerie, ma la differenza sta nel fatto che per le altre razze si è trattato di legami con i culti antichi e con le religioni, di storie che parlavano del legame profondo e intenso con uomini, donne e bambini, storie arrivate fino ai nostri giorni, affascinanti e suggestive. E invece questo grande cane grigio ha dovuto subire, negli anni Cinquanta, durante la sua diffusione negli Stati Uniti, una serie di voci sul suo conto eccessive, esagerate, fasulle e ridicole, rischiando che con la popolarità si perdesse la sua magnifica purezza di razza.

Nel dopoguerra gli americani erano alla ricerca di tutta una serie di cose “super”, con una marcia in più, accellerate. Nel 1950 comparve sulla rivista “Look” l’immagine di questo sconosciuto cane tedesco, il Weimaraner, che sulla copertina veniva definito come “cane delle meraviglie”. E così all’improvviso comparvero ovunque, tutti ne volevano uno e per citare due personaggi che iniziarono a farsi accompagnare dal cagnone grigio ecco il presidente Eisenhower e Grace Kelly.

Weimaraner, il fantasma grigio, re dei cani da caccia

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Il nome di questa razza canina non mi diceva niente. Sono quindi andata a cercare delle immagini e mi sono imbattuta in questo cane, di cui non conoscevo nome e provenienza, ma che mi è capitato spesso di incontrare in giro per le città. Allora mi sono avventurata dentro le leggende, dalle origini fino alla diffusione folle durante il secolo scorso e ho deciso di raccontarvi la storia di questo cane, bellissimo e misterioso, dal manto meravigliosamente grigio, che ha bisogno di una doppia puntata per ricevere i giusti onori.

Le origini del Weimaraner si perdono nella nebbia della Boemia.  Lì, all’inizio dell’Ottocento, il principe Esterhazy presentò all’arciduca Carlo Augusto di Weimar certi strani cani da caccia. Un’altra storia invece racconta che l’arciduca, grandissimo e stimatissimo cacciatore, allevò questa razza in una proprietà della Germania centrale. Altri invece sostengono che sia il Weimaraner ad essere stato rappresentato in alcuni arazzi medievali, e che quindi le sue origini siano ancora più antiche.

Fatto certo è che la sua nobiltà di razza è percepibile ad occhio nudo, osservando il suo manto grigio, che oltretutto sta anche a rappresentare proprio le origini remote e le leggende e i miti che hanno accompagnato questo cane dalle origini fino alle più recenti del secolo scorso.

Sicuramente questo cane discende dai migliori segugi e dai cani da fiuto della vecchia Europa, ma provando a essere precisi, a quale epoca si può far risalire il suo lignaggio? Come per tutte le razze antiche le tracce ci portano in Egitto, anche se stavolta non arriviamo ai tempi dei faraoni, ma all’epoca egiziana che corrisponde al nostro Medioevo.

Dingo, il cane-lupo selvatico e misterioso

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In Australia sono state dissotterrate le ossa di un Dingo che risalgono a seimila anni fa, ma questo cane selvatico che non abbaia potrebbe anche non appartenere a queste regioni. Sembra imparentato con delle razze che noi non conosciamo affatto e che personalmente non ho nemmeno mai sentito nominare: il cane Cantatore della Nuova Guinea e il cane Paria del Medio Oriente, entrambi forse discendenti dal “dhole” indo-malese, lontano e feroce progenitore che sta tra la volpe e il lupo.

In Australia il Dingo è molto temuto dagli allevatori per la sua fama di squartatore di pecore, proprio come i lupi. In realtà il popolo aborigeno rispetta molto questo cane, e ha un particolare attaccamento per lui, consentendogli anche di dormire con i bambini o di montare di guardia.

Esistono comunque opinioni discordanti sulla storia e sul carattere di questo cane, così come sui suoi comportamenti standard. Alcuni sostengono che il Dingo, chiamato Warrigaul dagli aborigeni, viva nelle loro famiglie fino a quando non arriva il momento dell’accoppiamento, e allora se ne va per la sua strada. Secondo altri invece, questo cane si ferma nelle famiglie aborigene per lunghissimo tempo, anni e anni, diventando un ottimo compagno, addomesticato nonostante la sua natura di lupo. Esistono prove di cuccioli di Dingo allattati dalle donne aborigene, forse unica testimonianza di affetto nei confronti di questo cane, che pur essendo “cane da unico padrone”, non è uno di quei cani verso cui i padroni si prodigano con dolcissime carezze e coccole.

Dandie Dinmont Terrier, il più buffo dei Terrier

Dandie Dinmont Terrier

Il nome di questa simpaticissima razza canina viene fuori dalla penna di uno scrittore e la storia di come questo piccolo Terrier è diventato famoso in tutto il mondo è la dimostrazione di come spesso, è la vita vera che copia il mondo della fantasia e della letteratura, e non l’arte dello scrivere che si ispira alla vita reale.

Indipendentemente dal fatto che il Dandie Dinmont Terrier si sia fatto valere per la caccia alla volpe, al tasso, alla donnola e alla lontra, in tutta Europa, il piccolino deve la sua fama allo scrittore, inventore tra l’altro del romanzo storico, Sir Walter Scott, che nel 1815 scrisse un libro intitolato Guy Mannering. Il protagonista era un certo Dandie Dinmont, che possedeva sei pepati Terrier, di dedizione e valore sorprendente: Vecchio Pepe, Vecchia Senape, Giovane Pepe, Giovane Senape, Piccolo Pepe e Piccola Senape! Erano ben tre generazioni di cani da caccia, come si può intuire dai loro nomi, flagello di “pantegane, ermellini, donnole, volpi e tassi”.

Il romanzo divenne mito, e i Dandie Dinmont moda. Se ne vedevano molti nei caffè, inglesi e non solo, tutti li desideravano e tutti leggevano e rileggevano il libro di Scott. Quello che colpisce del libro è lo stile, romantico in modo eccellente, e il modo in cui lo scrittore riesce a inserire i sei cani nello scenario scozzese, senza esaltarne la razza, ma rendendoli parte del magnifico paesaggio, e forse è questo il motivo che li ha resi così popolari; non la sublimazione di una razza canina, ma il modo in cui un cane, e questo cane in particolare, può essere parte di un tutto naturale in modo perfetto.

Borzoi, il levriero delle steppe russe

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Il nome Borzoi, in russo, significa velocità, “borzoi” ne è proprio il significato letterale. Questa razza ha origine nel XVI secolo, ai tempi di Ivan il Terribile, nelle steppe dell’alto Volga, infestate dai lupi. Infatti questo cane ottenuto proprio dall’incrocio tra Levrieri asiatici e altri esemplari locali, non era stato pensato solo per le gare e le corse, ma anche per aiutare l’uomo nella caccia ai lupi.

In Russia la caccia ai lupi divenne una vera e propria passione, e come abbiamo visto parlando dell’Airedale Terrier e della caccia alla volpe, l’esagerazione e l’ego degli esseri umani trovavano sfogo in battute di caccia decisamente eccessive. Potevano essere utilizzati all’incirca un centinaio di Foxhound e un centinaio di Borzoi, accompagnati da un centinaio di allevatori; 300, tra cani e uomini, per la caccia a un branco di lupi.

Nel XVII secolo venne apportata una modifica alla razza, perchè i Borzoi risultavano estremamente veloci e abili nella caccia, ma pativano il freddo russo, insopportabile durante i lunghi e crudeli inverni. La razza venne fatta incrociare con esemplari russi, simili ai Collie, e con il cane da slitta lappone. Il risultato fu un cane concepito per la velocità, resistente al freddo, tenace, buon avvistatore e molto valoroso nella caccia al lupo. Il Borzoi che è arrivato fino a noi è un po’ diverso, altrimenti sarebbe impossibile immaginarlo in una vita diversa da quella che in Russia avevano immaginato per lui.

Bichon Frisé, il piccolo cane barbone e aristocratico

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Il Bichon Frisé è una delle razze più antiche e anche se gli storici non concordano sulle sue origini sono tutti convinti del fatto che questo piccolo cane dal mantello bianco ha sicuramente avuto un antenato la cui presenza era antecedente all’era cristiana. Alcuni pensano che il Bichon Frisé trovi la sua principale parentela con il Maltese, mentre altri credono che questa razza derivi da incroci tra il Barboncino, lo Spaniel e il cane di Caienna. A queste teoria aggiungiamo anche quelle che lo vedono discendere da quattro ceppi principali: Maltese, Bolognese, Tenerife e Avana.

Comunque sia, con il Maltese, il Bichon condivide sicuramente la provenienza, oltre che il caratteristico mantello. Entrambi i cani sono di origine mediterranea, databile tra il 600 a.C. e il 300 a.C., e sia uno che l’altro hanno affinità con il Barbet, un piccolo cane d’acqua e da palude con il pelo soffice, lanoso e gonfio.

Fin dall’inizio il Bichon Frisè venne adorato e vezzeggiato dalla ricca classe mercante e successivamente dalle corti europee più alla moda. Questo gli permise di viaggiare in lungo e in largo, accanto ai suoi padroni, e la razza si diffuse molto velocemente. Durante il Rinascimento il Bichon era una razza rinomata in Italia come in Europa, i mercanti portavano questo piccolo cagnolino bianco con sè anche nelle traversate dell’Oceano, per diletto e per compagnia.

American Pit Bull Terrier, il bellissimo cucciolone dello Staffordshire

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Lo Staffordshire Terrier prende il nome dall’aspra regione inglese percorsa da torrenti e popolata da coriacei minatori, ma non è nè uno scavatore nè un perlustratore di tane, bensì un combattente di rango. Fu originariamente selezionato perchè si cimentasse sui pit, i ring di combattimento del XIX secolo, e il suo ardimento lo rese popolare anche in America. Questo cane è il prodotto dell’incrocio tra il Bulldog e il Fox Terrier: dal primo ha preso la pesantezza del solido corpo, dal secondo la tenacia e l’agilità. Una volta giunto negli Stati Uniti divenne noto come Yankee Terrier o come American Pit Bull Terrier, nome con cui ancora oggi è conosciuto nella maggior parte dei continenti.

In America prese una taglia maggiore e una conformazione migliore, ma ancora oggi durante le esposizione i due esemplari, quello originario inglese e questo nuovo americano, vengono giudicati e considerati come un’unica razza.

Il Pit Bull è un esuberante lottatore, un buon cane da guardia e un individuatore di furfanti, tutte accezioni che non hanno niente a che vedere con “cane naturalmente cattivo e aggressivo”. Si dice che il Pit Bull sappia avvertire e riconoscere l’intenzione maligna da certi segni ambigui del comportamento delle persone, e l’unica cosa che gli si può contenstare è che non spreca molto tempo o energie per chiedersi i motivi di questa malignità percepita. E’ capace, dopo una veloce occhiata all’uomo o alla bestia in questione, di passare subito alla strategia titenuta necessaria al caso che gli si para davanti.