Se il gatto perde peso

La perdita di peso è una condizione fisica che deriva da un saldo calorico negativo. Ciò si verifica in genere quando il corpo usa e/o espelle sostanze nutritive essenziali, più velocemente di quanto possa consumarle. In sostanza si bruciano più calorie di quanto se ne stanno assumendo. La perdita di peso è considerata clinicamente importante quando si supera il 10 per cento del peso corporeo normale e non è associata a perdita di liquidi. Quando il gatto perde peso, l’appetito può essere normale, aumentare o diminuire.

Sintomi.

  • Perdita di peso
  • Perdita di massa muscolare
  • Mantello sciupato
  • Diarrea
  • Vomito
  • Rigurgito
  • Difficoltà a deglutire

Salviamo i gatti neri dal massacro, diciamo no alla superstizione

Salvare i gatti neri dalla superstizione. Smettere di pensare che portino sfortuna se ci attraversano la strada. Sciocchezze. Anche se in molti pensano non ci sia niente di male a fare gli scongiuri quando se ne incontra uno, non è così: tutt’altro, anche questi semplici gesti scaramantici non fanno altro che alimentare questa assurda credenza popolare. Il risultato? E’ il massacro di centinaia di gatti neri ogni anno. E chiunque prenda provvedimenti nell’incontrare un  gatto nero si macchia di questo crimine, anche se non è l’esecutore materiale della mattanza.

Pensate che sono ben 15 milioni gli italiani che credono il gatto nero porti sfortuna. Questo stando alle cifre diffuse dal centro studi AIDAA, l’Associazione Italiana per la Difesa di Animali e Ambiente. Quindici milioni di italiani creduloni e poco intelligenti.

Il gatto è l’animale da compagnia più diffuso in Gran Bretagna

Lo confermano svariate ricerche e da anni i risultati non cambiano: i gatti sono gli animali da compagnia più amati e diffusi in Gran Bretagna. Questo non vuol dire che nel resto del mondo, non ci sia spazio negli appartamenti per questo amico a quattro zampe ben più indipendente del cane, ma è proprio in tale Paese che i felini vanno per la maggiore. Di fronte agli impegni lavorativi, il micio è più in grado di muoversi in casa senza soffrire troppo, anche se non gli manca certo la sensibilità e la voglia di dare affetto al proprio padrone. Vivere insieme agli esseri umani, inoltre, sviluppa in questo animale una maggiore socialità e senso di fiducia, visto che allo stato selvatico appare, invece, troppo solitario, nonostante la madre rimanga con i piccoli almeno fino ai due anni.

La capacità degli amici a quattro zampe di vivere il presente

Forse gli uomini dovrebbero imparare da loro, dagli animali, ed in particolare dagli amici a quattro zampe. Troppo concentrati sul passato nella speranza di rendere il futuro migliore, gli esseri umani si perdono gran parte della bellezza di ogni istante, cosa che non succede nel regno della fauna, dove si tende a vivere con grande intensità le emozioni del qui e ora. Concentrarsi sul momento, è in grado di modificare la loro percezione della realtà e di incanalarla sull’accettazione di ciò che è e non su ciò che è stato, cosa che noi invece non facciamo quasi mai. Questo però non vuol dire che un trauma passato o una esperienza positiva già trascorsa non vengano ricordati e temuti o aspettati, ma è difficile che ne vengano previste le conseguenze. Ci sono delle creature del regno animale ad esempio, che sono capaci di ferirsi una zampa pur di liberarsi da una trappola che li tiene bloccati, tuttavia non si rendono conto del dopo, cioè del fatto che potranno provare dolore o anche rimanere zoppi per sempre.

Inizia la caccia, ferito un gatto

Caccia Friuli

La stagione venatoria è iniziata ormai da qualche giorno, e come ogni anno non sono mancate le polemiche, soprattutto sulle date di apertura nelle varie regioni, sulla possibilità o meno di cacciare specie protette e in via d’estinzione e di colpire a morte la fauna selvatica nei periodi di riproduzione.

Noi di Tuttozampe vogliamo occuparci degli effetti collaterali della caccia, degli incidenti che colpiscono animali innocenti, e non che gli uccellini non lo siano, ma delle pallottole che vanno a finire su specie che non rientrano tra quelle che si possono impallinare con il beneplacito dello Stato: i gatti, ad esempio.

Colonie feline: ecco come tutelarle

Sempre più spesso accade che molti condomini o locatori si lamentino della presenza di colonie feline su proprietà comuni o negli immobili locati: tuttavia non tutti sanno che le colonie feline sono tutelate espressamente dal una normativa italiana, che le riconosce e le protegge. La legge di riferimento è la 281 del 1991 Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo, secondo la quale nessuno può spostare i gatti, che hanno diritto ad essere accuditi, nel rispetto delle norme igieniche del luogo in cui sono ospitati, anche se il legislatore nazionale ha predisposto una legge quadro che disciplina la protezione e il trattamento dei gatti che vivono in libertà.

La colonia felina è un insieme di gatti nati liberi che dimorano abitualmente in una sede: bastano anche solo due gatti per parlare di colonia felina. La legge del 1991 prevede l’integrazione delle norme da parte di leggi regionali: vi possono essere delle variazioni da regione a regione, ma alcuni punti della normativa sono recettivi a livello nazionale: le Asl competenti per territorio devono farsi carico delle eventuali sterilizzazioni, ma ciò unicamente quando la colonia felina è censita.

Una colonia felina è tutelata anche a livello condominiale: in alcune regioni sono state emanate leggi ad hoc specificando la tutela delle colonie condominiali e stabilendo alcune norme igieniche imprescindibili per una serena vita condominiale. L’importante è sapere che la colonia è comunque protetta: nel regolamento condominiale tuttavia la colonia dovrebbe essere regolamentata per evitare poi brutte sorprese o assurde pretese da parte di alcuni condomini.

Ipoglicemia nel gatto

L’ipoglicemia nel gatto si verifica quando il tasso glicemico, ovvero la concentrazione di zuccheri nel sangue, è pari a meno di 70 milligrammi per decilitro (mg/dl). I sintomi dipendono dalla rapidità nella diminuzione di concentrazione di glucosio nel sangue, ma raramente si verificano fino a quando non scende al di sotto di 50 mg/dl.

I sintomi dipendono dal tasso di diminuzione della concentrazione di glucosio nel sangue, dalla causa sottostante all’ipoglicemia, e dalla cronicità del problema. Una forma comune di ipoglicemia è chiamata ipoglicemia giovanile perché si verifica nei cuccioli di meno di 3 mesi di età. L’ipoglicemia giovanile è comune nei gattini perché non hanno pienamente sviluppato la capacità di regolare la concentrazione di glucosio nel sangue e hanno un alto fabbisogno di glucosio. Stress, freddo, denutrizione, e parassiti intestinali sono i problemi che possono scatenare e far precipitare un attacco di ipoglicemia giovanile.

Il diabete nel gatto, fattori di rischio alimentazione e obesità

Di diabete mellito nei cani e nei gatti abbiamo già parlato abbondantemente in passato. Oggi ci occupiamo nello specifico dei gatti e dei fattori di rischio più rilevanti per i nostri amici a quattro zampe. Iniziamo con il dire che il diabete, purtroppo, è una malattia relativamente comune nei gatti.
Alcuni gatti sono più a rischio di altri? La risposta è sì. Alcuni studi hanno suggerito che la qualità dei prodotti alimentari influisce nel determinare il rischio di insorgenza della patologia. Ad esempio, gli alimenti che hanno un tasso più elevato di amido e carboidrati, il cibo secco per intenderci, possono portare ad un rischio di diabete maggiore rispetto a quello provocato da un consumo maggiore di proteine, componenti base del cibo umido.

D’altra parte, riguardo al cibo umido ed al cibo secco, ed a quale sia più indicato per il nostro micio, i pro ed i contro dell’uno e dell’altro tipo di dieta, abbiamo già parlato.
Uno studio effettuato di recente presso l’Università del Missouri suggerisce che, riguardo al rischio di diabete, non è determinante la qualità quanto piuttosto la quantità.

Lettiera gatti, come ridurre i cattivi odori

Continuiamo a parlare di lettiera del gatto, tornando su un argomento che sta a cuore a tutti i proprietari di mici d’appartamento, ovvero: come limitare gli odori?
Iniziamo con il dire che non esiste alcuna bacchetta o prodotto magico. Così come per il nostro di bagno, anche la toilette del gatto, per quanto si usino deodoranti e lettiere speciali, qualche odorino, quando viene usata, lo emana e sarebbe anormale il contrario.
Tuttavia si possono limitare al minimo le cattive esalazioni, rispettando alcune buone norme di igiene che non dipendono dal gatto, ma da noi.

Innanzitutto valutare l’idea di una lettiera coperta con i filtri a carbone attivo, che riduce davvero al minimo l’odore. Trovate maggiori informazioni qui, anche su come far abituare il gatto al bagno coperto.
Anche in questo caso, però, munitevi di paletta e di apposito cestino vicino la lettiera ed eliminate quotidianamente i bisognini solidi. Sembra scontato ma spesso ci si dimentica di farlo, e le lettiere coperte, che trattengono bene gli odori, contribuiscono a questa dimenticanza. 

Lettiera gatti, coperta o scoperta?

Torniamo a parlare di lettiera e gatti anche oggi, dopo aver affrontato nel post di ieri il primo punto ovvero dove posizionare la lettiera. Ne abbiamo concluso che bisogna scegliere un posto accessibile al gatto, separato nettamente da ciotola e cesta ma non troppo lontano dal luogo in cui dorme il nostro micio, distante dai rumori di caldaie e lavatrici, e con un tappetino che copra le superfici fredde come il cemento. Una volta scelto il posto, evitate di cambiare continuamente posizione alla lettiera per non confondere il micio.

E ora veniamo al passo successivo. La lettiera, come comprarla: aperta o chiusa, coperta o scoperta? In commercio la meno costosa è sicuramente la classica lettiera rettangolare scoperta, il prezzo si aggira intorno alle 6-10 euro. Quella coperta costa un po’ di più, dai 20 euro in su e si arriva anche sui 60-70 euro per alcuni modelli più accessoriati e con i carboni attivi che controllano gli odori.

Lettiera gatti, dove posizionarla?

Già tempo fa vi avevamo parlato dei compromessi a cui spesso bisogna scendere per accontentare i nostri amici gatti che non sempre hanno esigenze facili da soddisfare e che a volte mal si conciliano con la vita da appartamento. Ma non disperate, spesso non è niente di irrealizzabile e l’essenziale è capire di cosa ha bisogno il nostro gatto e cosa c’è che non va.

Torniamo su un argomento sempre molto caldo: la lettiera. Per chi vive in un appartamento piccolo, senza un ripostiglio, o un giardino, piuttosto che un grande terrazzo, le cose sono più complicate. Ma anche chi decide di posizionarla all’aperto è bene che la cambi spesso per evitare cattivi odori e lamentele dei vicini. Ed oggi parliamo proprio di dove posizionare la lettiera.

Il galateo del gatto

Quando si visita una casa in cui vive un cane si sa, bene o male, cosa aspettarsi: un quattrozampe che abbaia, che potrebbe annusarvi “dappertutto” e saltarvi addosso facendovi le feste ma anche lasciandovi addosso dei peli. Poco male se i vostri ospiti amano i cani, ma in caso contrario preparatevi a sentire delle lamentele. E per quanto riguarda i gatti? Cosa potrebbero trovare sgradevole amici e parenti in visita che noi, amanti dei pets, troviamo assolutamente normale?

Iniziamo con il dire che le libertà che lasciamo al nostro gatto sono alquanto soggettive. Ognuno si regola a modo suo. Io, ad esempio, non gli ho mai permesso di salire su tavoli, banconi della cucina (scoprite come fare), mentre avevano campo libero su sedie e divani. E partiamo proprio dalla cucina, ai nostri ospiti potrebbe risultare poco igienico, per l’appunto, e lo è, vedere la coda del gatto che si aggira vicino a piatti e pentole o dove stiamo affettando il pane o ancora vederlo annusare le pietanze. Quindi sarebbe il caso di tenere la porta chiusa e di escluderlo dal regno dei fornelli.