Pet therapy, una cura a quattro zampe

pet therapyUn sempre maggior numero di esperti e ricercatori provenienti dalle università di tutto il mondo concorda sulle proprietà terapeutiche degli animali domestici. Una cura a quattro zampe sembra un valido supporto per numerose patologie e in molti casi è capace di accelerare sostanzialmente il processo di guarigione nel modo più naturale possibile: aiutando a mantenere il buon umore nei pazienti e alleviando ansia e paure.

Cani e gatti vengono già da tempo impiegati negli istituti psichiatrici, negli ospedali, nelle case di riposo per anziani, con i bambini autistici, nelle carceri, o più semplicemente vengono affiancati a chi soffre di depressione. Ma quali sono i benefici dell’utilizzo della pet therapy? Primo tra tutti, avere un animale domestico al proprio fianco combatte il nemico numero uno delle persone molto avanti con gli anni: la solitudine.

Il tempo e la memoria secondo i nostri piccoli amici

mouse in a glassUna ricerca canadese effettuata nell’Università del Western Ontario da William Roberts, pare abbia stabilito che solo l’uomo ha la percezione dello scorrere del tempo, del passare delle ore, dei mesi e degli anni. Insomma, sembra che questa ricerca abbia dato una risposta alla domanda che molti si sono sempre posti, ovvero cosa ricordano gli animali e perchè ci sembra che loro ricordino perfettamente tutto quando gli studiosi hanno sempre affermato i limiti del loro cervello e della loro percezione.

Roberts ha effettuato i suoi studi con degli esperiementi sui roditori, lasciandoli liberi in un labirinto e ponendo davanti al loro cammino formaggio, cibo sgradevole, trappole. E’ arrivato alla conclusione che la loro memoria, come quella degli altri animali, non si rifaceva al tempo, ma solo alle esperienze acquisite. In pratica gli animali non sono in grado di ricordare quanto tempo prima ci sia stato un tale evento, ma tramite associazioni imparano dal loro vissuto e così non ripetono gli errori e cercano di ripetere invece le esperienze piacevoli. Questo tipo di memoria è stata definita episodica.

Quello sguardo colpevole del cane…

sguardo colpevole cane fotoUn vaso rotto, un oggetto mancante ed ecco che subito corriamo a cercare il nostro amico a quattro zampe, che si aggira con aria sconsolata per casa. E quello sguardo colpevole non fa altro che confermare le nostre ipotesi: è lui il colpevole del misfatto. Ma ad intervenire in difesa degli occhioni colmi di pentimento del nostro cane è un recente studio condotto da Alexandra Horowitz, del Barnard College di New York, che ha svelato ben altre motivazioni che potrebbero spingere il nostro pet ad assumere un’espressione contrita. La ricerca, pubblicata sulla rivista Canine Behaviour and Cognition, potrebbe scagionare dalla punizione migliaia di cani innocenti.

La Horowitz è stata infatti in grado di dimostrare che la tendenza umana ad attribuire uno sguardo colpevole al cane non era dovuta al fatto che il cane fosse davvero colpevole. I proprietari a volte sono portati a interpretare erroneamente il linguaggio del corpo del loro cane, quando credono che questi abbia fatto qualcosa di sbagliato. Anche quando in realtà l’animale è del tutto innocente.

L’indissolubile intesa tra bambini e cani

cani bimbiTra tutti gli animali domestici il cane è stato quello che fin dai primi contatti con gli umani si è adattato meglio alla vita in comune, in modo attivo e partecipativo, a differenza degli animali da fattoria, come il cavallo, ad esempio, che vive in modo più indipendente e meno bisognoso di continua compagnia, o del gatto, che tutti sappiamo essere assolutamente autonomo e anche passivo nella vita casalinga. I cani non sono stati addomesticati, rinchiusi in recinti (vedi le mucche, le galline, i maiali, e qui potrebbe aprirsi una lunghissima parentesi sulla crudeltà di alcuni esseri umani), ma si è sviluppata un’intesa con l’uomo che li ha portati a dividere la casa, il cibo e quindi a stabilire una sorta di affetto reciproco. Il cane riconosce il suo padrone, lo segue, ne ha bisogno, vive una sua dimensione gerarchica e soffre se colui che aveva riconosciuto come capo branco viene a mancare.

Nelle famiglia il capo è solitamente una figura adulta, un genitore, o comunque sia un adolescente. I bambini vivono con i cani un’intesa silenziosa e quasi ancestrale, dettata innanzi tutto dal fatto che i cani conservano sempre un aspetto puerile, che permette questo tacito accordo che si divide tra gioco e affetto e che a volte stupisce noi adulti quando vediamo dei bambini piccoli non aver paura e giocare gioiosamente con dei cani di grossa taglia, come se fossero davvero due cuccioli.

Il Signor Cane: il Pastore Tedesco

PASTORE TEDESCO

Non so se per tutti i bambini è così, ma per me lo è stato. Quando ho iniziato a chiedere insistentemente la presenza di un cucciolo con cui giocare avevo una gran voglia che mi venisse regalato un Pastore Tedesco. Non è esattamente un cane da appartamento, e i miei genitori proprio non se la sentivano, anche se quel musino tenero che hanno da cucciolotti sicuramente li chiamava a gran voce! Non ho avuto un Pastore Tedesco ma una fantastica meticcia, di cui credo vi racconterò prima o poi, ma se da qualche parte si doveva iniziare a parlare di cani credo fosse giusto iniziare dal corrispettivo del leone, re della foresta, del mondo canino: Deutscher Schaferhund, ovvero il Pastore Tedesco.

La sua nazione d’origine è la Germania e ci sono diverse teorie su come sia nato questo cane da pastore. Potrebbe essere stato generato dall’incrocio di razze di cane pastore già esistenti in Germania, ma anche dall’accoppiamento di cagne pastore direttamente con i lupi. Un po’ come per tutte le  “vecchie” razze, le origini si perdono nella notte dei tempi, le uniche notizie certe sono che le prime specie a pelo lungo furono presentate ad Hannover nel 1882, mentre quelle a pelo corto a Berlino nel 1889.