Come noto la carne di cane (e di gatto) in Cina è considerato un piatto come un altro, una pietanza buona e consumata da moltissime persone. Ma questo piatto considerato tradizionale adesso potrebbe scomparire: infatti sta per essere approvata in Cina una legge nazionale che intende vietare la produzione ed il consumo della carne di questi due animali.
In un recente sondaggio online tuttavia ben il 63,2% dei partecipanti si sono dichiarati contrari a questa nuova legge: un monito che sembra voler proteggere un piatto della tradizione asiatica, per nulla condiviso dagli altri paesi del mondo. In ogni caso la nuova legge punirà chiunque sarà sorpreso a mangiare carne di cane o gatto, applicando una multa pari a 5mila yuan che equivalgono a 500 euro circa, oppure a quindici giorni di carcere.
Invece a chi commercializzerà tale carne sarà applicata una sanzione che va dai 10mila e ai 500 mila yuan: una pena assolutamente severa ed esemplare che finalmente metterà fine ad una barbaria che si protraeva da secoli. La carne di gatto infatti fa parte di un piatto tradizionale famoso ed antico, il Tiger, che difficilmente potrà essere cancellato dalle tavolate soprattutto delle zone più povere della Cina meridionale.
Si stima che ogni anno in Cina vengano macellati circa 4 milioni di gatti e 10 milioni di cani: gli sventurati animali vengono prelevati dai canili o dalle zone in cui prolificano randagismo e colonie feline, ritenendo che tali animali stiano meglio in pentola piuttosto che in giro per le città. Le modalità di macellazione di questi animali poi non sono certamente soft o rispettose delle norme anti sofferenza. I gatti ad esempio vengono tramortiti e scuoiati, mentre i cani nella tradizione coreana vengono uccisi tra sofferenze fisiche, in quanto si pensa che più soffrano nel morire e più la loro carne sarà prelibata.
Il cane infatti in Corea si pensa che possa apportare benefici alla circolazione del sangue ed allo yang, la polarità positiva: ovviamente si tratta di credenze popolari che vanno assolutamente rispettate ma che non possono provocare sofferenze immani alle specie animali, ree soltanto di vivere in un paese che non rispetta i loro diritti. Fino ad oggi.