Quando si parla di cardiomiopatia dilatativa nel cane, si fa riferimento ad una patologia caratterizzata da un ingrossamento del muscolo cardiaco con deficit funzionali, aritmie o insufficienza cardiaca. Si può curare? E quali possibilità di sopravvivenza?
Cure per la cardiomiopatia dilatativa nel cane
I casi più gravi, quelli in cui la malattia è in fase avanzata necessitano di un ricovero. Tutti gli altri cani possono essere trattati anche a livello ambulatoriale. Gli obiettivi delle cure e quindi i piani terapeutici dipendono da diversi fattori: dalla gravità della malattia, dalle condizioni di base del pet, dalla presenza o meno di liquido nei polmoni e dal grado di insufficienza cardiaca raggiunto. In generale con le terapie si cercano di trattare i sintomi ed evitare le complicanze, ma non esiste una cura che sia in grado di guarire totalmente un cuore ingrossato.
Cani con difficoltà respiratoria possono essere sottoposti ad ossigenoterapia ed in caso di squilibri elettrolitici anche alla somministrazione di fluidi per via endovenosa.
Spesso sono utili invece dei farmaci diuretici, per alleviare un eventuale versamento di liquido nella pleura o ai polmoni. Quando questi non bastano può essere necessaria una “toracocentesi”, un intervento invasivo che comporta l’aspirazione dei liquidi attraverso un ago.
Tra gli altri farmaci possiamo vedere prescritti per il nostro Fido, a seconda dei casi vasodilatatori, ACE-inibitori, beta-bloccanti e calcio-antagonisti, utili a stabilizzare le funzionalità cardiache.
A queste terapie vanno abbinate modifiche negli stili di vita, un minimo esercizio fisico giornaliero laddove possibile e una dieta a basso contenuto di sodio.
Prognosi
Purtroppo, la cardiomiopatia dilatativa è quasi sempre fatale. Questo accade in genere entro i 6 – 24 mesi dalla diagnosi, perché, essendo la patologia inizialmente asintomatica, questa arriva il più delle volte tardivamente. Molti cani (ma anche gatti) con cuore ingrossato vivono il più delle volte senza dimostrare alcun disturbo per poi morire improvvisamente. La prognosi più drammatica è quella dei Doberman nei quali in media il decesso arriva più rapidamente, entro 6 mesi dalla diagnosi. Lo stesso dicasi per gli altri cani, di qualunque razza caratterizzati anche da gravi aritmie cardiache, fibrillazione atriale e tachicardia ventricolare.
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Fonte: PetWawe.com
Foto: Thinkstock
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