Su Tuttozampe ci occupiamo raramente di canarini e cardellini, anche se si tratta di animali che si trovano in molte case, allevati ed accuditi come domestici. Personalmente non amo le gabbie, per quanto dorate ed ampie siano, e togliere la libertà di volare ad un uccello è sicuramente, per quanto siano buone le intenzioni di chi lo adotta, un gesto che va soppesato, valutando i pro ed i contro per l’animale e capendo che spesso questi esemplari provengono da un mercato illegale e sono stati catturati con metodi a dir poco barbari. Oggi parliamo proprio di uccelli, nello specifico di un cardellino, per raccontare di una privazione ancora più crudele di quella della libertà: una violenza fisica atroce commessa a San Valentino Torio (SA) da un uccellatore che ha accecato il povero animale con i chiodi roventi.
Lo scopo era di attirare altri cardellini selvatici, mossi dal canto della disperazione dello zimbello, nelle gabbie. L’animale è stato sequestrato ed ora è in custodia del WWF che lo ha chiamato Ciccio, in onore di San Francesco.
Ciccio è un incrocio tra un canarino ed un cardellino e non potrà certamente tornare in natura, cosa che tra l’altro non avrebbe potuto fare nemmeno se non fosse stato cieco, dal momento che gli uccelli allevati in cattività, se liberati, vengono condannati ad una morte certa. Al posto degli occhi ha delle fossette e dovrà vivere in una gabbia molto piccola per sempre, dal momento che conosce solo quel piccolo spazio alla perfezione e spostarlo in un ambiente di vita più ampio potrebbe disorientarlo ed addirittura metterlo in pericolo.
Una storia davvero triste, quella di Ciccio, che ci ha toccato il cuore e ci fa chiedere come possa un essere umano arrivare ad accecare con chiodi roventi un piccolo indifeso uccellino affinché i suoi lamenti attirino altri cardellini o comunque canti di più perché, non vedendo nulla, è spaventato e canta sentendosi in pericolo perenne. Una pratica che purtroppo non è un caso isolato e che un tempo era molto diffusa, ora per fortuna sono casi rari anche grazie alle denunce. Rare ma pure ancora praticate simili torture, come in questa vicenda. Senza cuore. Senza parole.
[Fonte: Geapress]