Animalisti in rivolta contro la Commissione baleniera internazionale che ha ipotizzato di riaprire la caccia commerciale alle balena per periodi limitati nei prossimi 10 anni, in Giappone, Norvegia e Islanda, tutto questo nonostante la moratoria in vigore dal 1986. A prevederlo è la bozza della proposta della Commissione baleniera internazionale (Iwc), che sarà sottoposta al voto nella prossima riunione annuale degli 88 Stati membri. La Commissione infatti intende decidere le quote di pesca dei Paesi cacciatori, anzichè assistere ad una pratica che dall’avvio della moratoria, 24 anni fa, ha causato la morte di 35 mila balene.
Infatti, come noto, la caccia alle balene per scopi commerciali è vietata da convenzioni internazionali, ma sono molti i paesi che aggirano tale convenzione uccidendo migliaia di balene per presunti scopi scientifici: primo tra tutti il Giappone. Secondo la commissione incaricata, la proposta presentata potrebbe permetterebbe di salvare fra 4 mila e 18 mila animali in un arco di tempo di dieci anni, imponendo quote di cattura inferiori a quelle che Giappone, Islanda e Norvegia si sono nel frattempo assegnati per conto proprio.
Nonostante le promesse di salvare il maggior numero di animali possibile, sono molti i paesi contrari a tale proposta: Nuova Zelanda e Australia, animalisti e ambientalisti si sono dichiarati assolutamente contrari, e decisi a dare battaglia alla riapertura della caccia commerciale, una pratica barbara che provoca feroci sofferenze agli animali, cacciati con arpioni e lasciati morire dissanguati sulle navi baleniere.
Per l’International Fund for animal welfare (Ifaw) la proposta è stata definita una “lista dei desideri dei cacciatori di balene”, dello stesso tenore un’altra organizzazione mondiale, il Wwf, secondo il quale se adottata la nuova proposta renderebbe legittima la pesca commerciale delle balene nel Santuario delle balene dell’Oceano meridionale, nonostante il divieto assoluto dell’Iwc che risale al 1994. Nonostante sia solamente una proposta, è evidente come ci siano già paesi ed associazioni pronte a lottare per il benessere e la tutela delle balene.