Apiboom, non a caso, è la denominazione di un progetto di strettissima attualità: da api dei fiori ad api poliziotte scova-esplosivi. Proprio così: questi insetti, se opportunamente addestrati, grazie al loro prodigioso olfatto, come i cani e più dei cani, sono in grado di rilevare la presenza nell’ambiente di sostanze esplosive e quindi possono aiutare a sventare attacchi terroristici. Insomma sono delle alleate in tema di sicurezza.
Sperimentazioni sono state già fatte in Inghilterra e Usa. In Italia Apiboom, è un progetto realizzato dall’unità di ricerca di apicoltura del Crea di Bologna. Ora ce ne è in corso un altro per addestrare con le forze dell’ordine un esercito di api ‘poliziotte’, come spiega Marino Quaranta, ricercatore Crea Agrobiologia di Firenze.
”La varietà di api utilizzate sono le mellifere, ottimi sensori di esplosivi e impiegabili in missioni di ricognizione presso aeroporti, porti, campi minati e possibili obiettivi di attentati terroristici”.
Questo lavoro è già svolto egregiamente dai cani ma, a differenza di questi, il costo è inferiore e il ‘training’ si svolge in 2-3 giorni anziché mesi. Una famiglia di api con circa 20 mila insetti, costa 80 euro. Per la ricognizione ne servono 4 alla volta; unico neo, il ciclo di vita breve che richiede un addestramento continuo per assicurare il ricambio. Ma come avviene?
“L’operaia viene messa in un cilindretto da cui fuoriesce solo la testa esposta a diversi odori, quando lo fiuta con le antenne viene ricompensata. Stessa cosa per l’addestramento: tre o quattro operaie vengono inserite in una sorta di valigetta provvista di un sensore a raggi infrarossi in grado di rilevare l’estensione della lingua, la ligula che l’operatore può tenere sotto osservazione. Le api la estrarranno solo se fiutano l’odore dell’esplosivo, facendo scattare l’allarme”.
Si tratta di sfruttare in altro modo il loro olfatto, visto che già dagli anni ’70, l’ape domestica era utilizzata come indicatore ambientale in grado di fornire mappe esatte dell’inquinamento del suolo e dell’aria. Basti pensare che dopo il disastro di Chernobyl api furono utilizzate, anche in Italia, per esplorare la contaminazione del suolo da eventuali radiazioni.
Fonte ansa.it
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