Una sentenza storica è stata pronunciata dalla Cassazione che si è espressa in favore di tutti gli animali relativamente al resto punito e previsto dagli articoli 544 bis e ter del codice penale. In particolare la suprema corte ha sancito definitivamente l’applicabilità dei suddetti articoli non solo alle specie d’affezione ma a qualunque animale, anche in presenza di leggi speciali, ad esempio in relazione a circhi, sperimentazione e allevamento. Grande è stato il plauso delle associazioni animaliste, che hanno accolto con gioia la sentenza. In particolare l’Enpa ha commentato:
Il pronunciamento della nostra Suprema Corte assicura l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, chiarisce che i delitti di maltrattamento e uccisione sono sempre applicabili a qualunque specie animale. Questo conferma dunque che la legge 189/2004 relativa alle Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate non tutela soltanto cani e gatti. Ciò significa che alcune categorie, come quelle dei cacciatori, circensi, vivisettori, pescatori, nel caso in cui si rendano responsabili di delitti contro gli animali, non potranno più nascondersi dietro un dito e invocare una vera e propria immunità, connessa alla natura dell’attività che essi svolgono.
Purtroppo c’è da sottolineare come siano ancora esclusi dalla sentenza però i cacciatori e la caccia in generale, in quanto segue una sua normativa speciale. Speriamo che anche tale aspetto, piuttosto controverso, possa essere oggetto di una normativa ad hoc che meglio possa tutelare gli animali selvatici o comunque destinati alla caccia. La Lav, promotrice dell’azione penale, ha commentato:
Abbiamo sempre sostenuto, sin dall’approvazione della legge del 2004, che tutti gli animali deveono essere oggetto di tutela penale e non è assolutamente concepibile che un animale, solo perché oggetto di un`attività commerciale, sia per questo passibile di qualunque tipo di maltrattamento.
Fonte: Il cambiamento.it
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