Il circo con gli animali oltre a essere fuori dal tempo, è un’inutile e dispensiosa crudeltà verso gli animali che l’Italia non solo tollera ma persino finanzia. “Il Parlamento ascolti la voce del Paese e prenda subito in esame la mia proposta di legge per vietare lo sfruttamento degli animali nei circhi”. Questa la richiesta dell’onorevole Michela Vittoria Brambilla, ex ministro, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente che, in base al significativo dato contenuto nell’ultima edizione del rapporto Eurispes presentato nei giorni scorsi secondo il quale il 71,4 per cento degli italiani è contrario all’utilizzo di animali sotto i tendoni, chiede che sia esaminata al più presto la sua proposta di legge per vietare esibizioni con animali.
Negli ultimi anni, sottolinea l’ex ministro, “non è cresciuta soltanto la sensibilità dell’opinione pubblica, ma anche quella della magistratura, che è intervenuta più volte per porre fine a palesi maltrattamenti, e degli amministratori locali che farebbero volentieri a meno dei circhi con animali ma sono ancora ‘frenati’ da un’anacronistica legge del 1968”.
In una ventina di paesi europei già vige un bando totale (Austria, Grecia, Cipro, Malta) o parziale (tra gli altri Croazia, Slovenia, Polonia, Portogallo, Olanda) degli animali nei circhi; oltre 50 autorità locali hanno preso la stessa decisione in Spagna e 200 nel Regno Unito dove una risoluzione parlamentare impegna il governo a vietarne l’impiego.
“Invece lo Stato italiano – ricorda l’ex ministro – non solo tollera l’addestramento crudele, la sofferenza e i maltrattamenti cui sono sottoposti gli animali del circo, ma ancora finanzia i circhi e lo spettacolo viaggiante (2,6 milioni di euro) senza distinguere tra spettacoli con o senza animali”.
Si stima che nei circhi italiani vivano circa 2mila animali, tra cui oltre 200 grandi felini, 50 elefanti, 20 ippopotami, 20 mammiferi marini, nove rinoceronti, e poi cammelli, dromedari, bovidi ed equidi.
“Nel mio testo – spiega Brambilla – propongo di introdurre un divieto che diventerebbe effettivo entro due anni. Nel frattempo, con l’ausilio di un commissario governativo, si potrebbero completare le procedure per la liberazione degli animali e il loro ‘pensionamento’ in rifugi appositamente individuati. Si tratta di misure di civiltà che non possono più farsi attendere”.
Fonte dire.it
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