Per una perdita, il dolore lancinante non colpisce soltanto l’uomo, l’unica differenza, forse, è che quest’ultimo lo vive in modo più visibile agli occhi, mentre per un animale si tratta di un dispiacere intimo che manifesta con più silenzio, ma con lo stesso interesse. Il suo pianto è sicuramente diverso da quello degli esseri umani, ma è in grado di mostrare alcuni cambiamenti comportamentali, che un padrone nemmeno troppo attento, può notare con facilità.
Il tempo per adattarsi alla nuova condizione e al vuoto lasciato dall’amico a quattro zampe o dalla persona che non c’è più è variabile, ma intenso. E’ vero però che la maggior parte di essi, sono in grado di elaborare un lutto nell’arco di un periodo non troppo lungo, ma a volte è anche solo il cambio di residenza o la diminuzione del proprio ruolo di capobranco in famiglia o, addirittura, la possibilità che venga affidato a qualcun altro, a causare uno scompenso emotivo piuttosto forte.
Se non viene seguito a dovere, il rischio è che cada in uno stato di depressione, smetta di mangiare e di pulirsi o sia preso dall’apatia, senza aver più voglia di fare nulla o di andare avanti. Non è impossibile che muoia di dolore, dopo aver perso totalmente l’interesse per la vita. Del resto, non si tratta di casi isolati che comprendono coloro che vivono fra le quattro mura domestiche. E’ ampiamente documentato che ci sono degli animali selvatici che seguono degli specifici rituali di morte, quando viene a mancare un membro del proprio gruppo.
Gli elefanti, ad esempio, rimangono accanto a chi sta morendo fino alla fine e sembra che la medesima cosa avvenga per gli animali da fattoria. Ovviamente, il livello di ansia di un esemplare che subisce una perdita varia a seconda della personalità e della situazione. Ci sono quelli che sembrano indifferenti, perchè non danno a vedere il proprio dispiacere, proprio come le persone e quelli che, invece, finiscono per isolarsi dal gruppo per la troppa sofferenza.