La comunicazione è fondamentale nel rapporto uomo-animale, anche se ovviamente non parlano la stessa lingua. Sguardi, gesti, tono della voce, espressione del viso sono tutti segni che gli amici a quattro zampe recepiscono bene e comprendono quando hanno fatto qualcosa di sbagliato. Ecco perchè è ingiusto esercitare un potere fuori luogo e urlare magari per gioco o rimproverare il proprio pet per un comportamento di evitare, molto tempo dopo che ha compiuto l’azione in questione. La loro storia evolutiva, del resto è molto diversa dalle nostra e le quattro pareti domestiche costituiscono un ambiente estraneo e non sempre facile da gestire. Se imparassimo a esprimere meglio ai nostri compagni di vita del mondo della fauna ciò che desideriamo, forse molti problemi potrebbero essere evitati. La loro sensibilità, tra l’altro, non si può sottovalutare, è molto più elevata rispetto a quella delle persone e comprendono immediatamente lo stato d’animo di chi si trovano di fronte.
Tra di loro utilizzano un linguaggio non verbale e, qualche specie, sceglie pure i versi. Attraverso studi durati anni, i ricercatori sono stati in grado di imparare a dialogare con esseri viventi quali delfini, pappagalli e scimmie, sin dagli anni Sessanta. In definitiva, la comunicazione fra animali va molto oltre quello che riusciamo ad osservare e alcune vicende confermano che il legame fra cane e padrone ad esempio, può diventare talmente forte da unirli anche se si trovano molto lontani. Si è parlato in passato di qualche pet in grado, addirittura, di ululare mentre il padrone moriva in guerra e non si tratta di un caso isolato.
Recenti ricerche ipotizzano, ancora, che fra uomo e amico a quattro zampe si crea una sorta di connessione energetica che solo gli animali percepiscono e che si spezza a pochi istanti dalla morte. Tante persone, infatti, si sono accorte che questi si allontanavano una ventina di minuti prima che avvenisse il decesso della persona cara, come se si fosse rotto un legame profondo prima ancora dell’ultimo respiro.
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