Grazie ad una gestione disastrosa, da parte della giunta Vincenzi, dei torrenti che abbracciano la città di Genova e alla mancanza di un corretto piano di prevenzioni noi genovesi abbiamo vissuto una giornata tragica nel capoluogo ligure. Al momento si contano 6 vittime umane, se ne poteva contare una molto pelosa, il mio cane, che ho portato in salvo. Ma cosa è successo agli animali che quotidianamente vivono in città? Di seguito un racconto in prima persona sull’alluvione e un consiglio nel caso vi trovaste in auto nella mia stessa situazione.
Genova è famosa per l’alto numero di gatti randagi, non mancano cani che abitano le nostre strade senza nessuno che li accudisca e tantissime tipologie di animali tra cui i poveri topi che ieri, insieme ad un gruppo di persone non avvisate, sono stati travolti brutalmente dal – piccolo – torrente Fereggiano. Tutti gli animali domestici, e non, che si trovavano in quel tratto sono sicuramente morti perché la forza dell’acqua unita agli oggetti trasportati – tra cui cassonetti dell’immondizia e automobili – hanno travolto violentemente tutto quello che trovava dinnanzi alla sua strada. Non se la passano bene nemmeno i canili sulle alture della Genova alluvionata, arrivano richieste d’aiuto dal canile di Monte Contessa – per citarne uno – dove i dipendenti, impossibilitati a raggiungerlo, chiedono aiuto per dare da mangiare ai cani ospitati.
Posso documentare l’alluvione a genova con una storia personale che richiama anche la sicurezza degli animali in auto, inizio con una domanda: come è possibile che sia bastata una mattinata di piogge intense – 450mm d’acqua in 18 ore – per rivivere l’incubo dell’alluvione a Genova del 1970 – 900mm d’acqua in 24ore -? A mezzogiorno di ieri, 4 ottobre 2011, mi trovavo per lavoro nel quartiere di San Fruttuoso, più precisamente in piazza Giusti alla fine di Corso Sardegna, ero diretto verso la Foce quando sono stato dirottato da un vigile o in piazza Martinez – dove ho rischiato di morire in auto insieme al mio cane che viene al lavoro con me – o in Corso Sardegna dove forse avremmo trovato la morte pochi minuti dopo lo straripamento del Fereggiano.
Per fortuna il caso ha voluto che scegliessi piazza Martinez dove mi sono ritrovato impossibilitato ad aprire le portiere: l’acqua è passata dall’altezza delle ruote ai finestrini in meno di due minuti, il mezzo in panne continuava a spegnersi per l’acqua al motore e non c’erano vie di fuga perché avevo la strada era completamente intasata da moltissime auto nella mia stessa situazione. In quel momento ho aperto la gabbietta del cane, me lo sono tenuto in braccio pronto a nuotare finché, grazie ad una manovra folle alla Sebastian Loeb, ho evitato un cassonetto galleggiante che ci stava travolgendo e sono riuscito a trovare un punto della strada con l’acqua poco più bassa degli specchietti. Io ed il mio cane siamo salvi solo grazie alla clemenza del tempo, con la lieve diminuzione delle piogge è diminuito anche il livello d’acqua così sono riuscito a trovare un “parcheggio” in seconda fila e a rifugiarmi in un portone insieme al mio amico a quattro zampe in preda al panico. Tremava, tremava molto, con uno sguardo terrificato. Non tremava per il freddo, eravamo sui 20°, non era nemmeno bagnato perché l’ho protetto dentro il giubbotto, era solo un cane impaurito, spaventato dalla mia paura provocata da una situazione surreale che non può accadere nel 2011, eppure, come si è visto, Genova è una città del terzo mondo.
Se il destino mi avesse fatto prendere Corso Sardegna, dove l’acqua è cresciuta in pochi secondi fino ad arrivare ai tetti delle auto, sarei riuscito in tempo ad aprire la gabbia al mio cane? E, ancora peggio, se l’avessi trasportato in sicurezza nel bagagliaio sarei riuscito a scendere per tirarlo fuori? La risposta è no. Io forse sarei finito travolto dalla forza del torrente straripato e mi sarei salvato ma lui, il mio fedele amico a quattro zampe, sarebbe certamente annegato intrappolato nell’auto in una strada centrale di Genova. Da questa esperienza mi sento di poter dare un consiglio per affrontare situazioni simili: quando ancora potete fate uscire il vostro cane dal trasportino per auto, non tenetelo nel bagagliaio ma fatelo passare nei sedili posteriori in modo che sia libero nell’abitacolo per poter scappare con lui in ogni evenienza se sentite, come è successo a me ieri, un volontario dire:
“E’ un si salvi chi può, correte verso le alture”
Non posso che, con tutto il sarcasmo del caso, fare i complimenti al Comune di Genova: non si poteva gestire peggio una situazione del genere. Genova non è mai arrivata al 2011, è ferma al 1970.
Sono vicina a tutti coloro che hanno vissuto in questi giorni,episodi drammatici come questi dell’alluvione,animali compresi,un forte abbraccio a tutti e speriamo di poter fare qualcosa per i 4 zampe coinvolti!!!!