Sono tornati, i nostri tre seguitissimi social influencer, dal viaggio sul “tetto del mondo” del quale vi abbiamo raccontato nel nostro articolo sul Panda gigante. Con moltissime immagini e stories Instagram da questo – a lungo atteso – ritorno ai piedi dell’Himalaya, finalmente possibile per via della riapertura al turismo e organizzato dall’Associazione ‘Mirabile Tibet’ assieme all’Agenzia di comunicazione I SAY. E scoprendo che nel Sichuan, presso il Centro di ricerca e la riserva di Chengdu, viene ospitato e curato anche il “cugino” a rischio di estinzione: il Panda rosso, (vero) simbolo di Mozilla Firefox, che molti di noi conosceranno dal famoso cartoon “Red”.
Due specie, entrambe da salvare
Non è un gatto, anche se le posizioni mentre dorme o si stira sono simili. Non è una volpe, nonostante in Cina venga chiamato proprio “volpe di fuoco” (appunto, “firefox”). E non è neanche un procione, con il quale ha in comune soltanto la coda anellata nonostante la lontana parentela. In realtà, è l’unico rappresentante degli Ailuridae rimasto e – per via di un fiume che divise la popolazione 250mila anni fa – non è una sola specie ma due: quella dell’Himalaya (fulgens), che vive nel Nepal e nel Bhutan, e quella cinese (styani), presente anche in India e Birmania oltre che in Cina. Entrambe a rischio per via dei disboscamenti e degli incendi che portano alla perdita degli habitat, del cambiamento climatico e del bracconaggio per la loro pelliccia molto ambita, perché bella e perché considerata un portafortuna. Tanto da contare oggi soltanto 2.500 esemplari circa.
Rosso per mimetizzarsi al crepuscolo (quando comincia a cercare il cibo), giocherellone, persino empatico ma schivo e solitario, il Panda rosso vive nelle foreste tra i 2mila e i 4mila metri di altitudine. Anzi: sugli alberi. Dove costruisce la tana al riparo dai predatori, dove preferisce dormire di giorno e da dove adora saltare di ramo in ramo, grazie alla sua lunga coda prensile e alle sue unghie robuste. Di grande appetito e goloso di bambù, ama i fiori, la frutta, le ghiande e le radici. Ma non è “vegano”: occasionalmente, nella sua dieta entrano anche insetti e uova di uccelli. Di base, parliamo dello stesso habitat e della stessa dieta del Panda gigante – cosa che permette al Centro di Chengdu di proteggerli entrambi nella stessa riserva naturale.
Chengdu: una missione di successo
Aperto alla fine degli Ottanta con la precisa vocazione di salvare il Panda gigante, che nel Sichuan vede da sempre la propria patria, il Centro che parte da soli 6 esemplari riesce a farne nascere negli anni oltre 200: un lavoro continuo di studio e assistenza, volto a favorire il loro benessere e quindi la loro riproduzione. Come dicevamo, con successo: da una parte con il salvataggio dei Giganti, che oggi non sono più considerati in estinzione; dall’altra, con – addirittura – la creazione di una nuova base nella zona, che si propone di riportare i Panda a vivere in libertà.
La riserva di Chengdu è, infatti, un esempio unico al mondo di conservazione degli ecosistemi, anche grazie al coinvolgimento della popolazione nelle attività volontarie di cura. Soprattutto, grazie alla costante opera di sensibilizzazione alla sostenibilità, che il Centro porta avanti nelle scuole della provincia di Sichuan. Una sensibilizzazione che riguarda anche i sempre più numerosi turisti, che qui hanno la possibilità di conoscere e imparare il rispetto dei ritmi, dei bisogni e persino delle paure di queste plurimillenarie creature.
Se – come i nostri influencer Laura Comolli, Roberto de Rosa e Nicolò Leone – facciamo un viaggio in Cina, non perdiamoci dunque una visita al Centro di Chengdu. Altrimenti, per vedere il Panda rosso, proviamo a sentire il Parco Natura Viva di Bussolengo: nel 2021, a sorpresa, qui erano nati tre cuccioli!