L’elefante pigmeo del Borneo è a rischio estinzione. Parliamo della più piccola sottospecie di elefante esistente, ufficialmente ora inserita tra le specie in pericolo.
Chi è l’elefante pigmeo del Borneo
Quando parliamo dell’elefante pigmeo del Borneo parliamo di un mammifero straordinario, distinguibile da altri più comuni elefanti asiatici, per il loro corpo decisamente più piccolo e la testa più larga. Deve far pensare il fatto che siano stati inseriti per la prima volta nella lista rossa IUCN delle specie minacciate nella categoria “in pericolo“.
Soprattutto perché gli esemplari di elefante pigmeo del Borneo attualmente sono circa un migliaio in tutto il mondo. Parliamo di elefanti alti appena 2,5 metri. Sono ancora più piccoli dell’elefante di foresta africano, anch’esso esemplare più piccolo rispetto ai classici elefanti che conosciamo.
Nonostante siano stati scoperti e descritti già nel 1950, la comunità scientifica non è stata concorde sul loro essere sottospecie a parte. E questo non ha consentito di poter proteggere fin da subito questi animali al fine di garantirne la sopravvivenza.
Si tratta di una criticità importante perché, mentre tra scienziati si dibatteva, l’habitat dell’elefante pigmeo del Borneo veniva distrutto. Le foreste del territorio infatti sono state abbattute sia per la raccolta della legna sia per dar vita a coltivazioni di palma da olio.
Il comportamento umano ha spinto l’elefante pigmeo del Borneo ad autolimitarsi in una piccola zona del nord-est dell’isola, riducendo il suo habitat. Grazie al riconoscimento recente avvenuto della sottospecie, è stato possibile inserirli finalmente all’interno della lista rossa delle specie a rischio. Ciò darà modo di poter dar vita ad attività e misure di conservazione della specie come mai accaduto finora.
Il dibattito ha rallentato la protezione
È incredibile come la mancanza di accordo, in alcuni casi, possa portare alla rovina di una specie animale tanto quanto il limitarne l’habitat naturale o metterne a repentaglio l’approvvigionamento. In questo caso, ad aver rappresentato un ulteriore problema sono state delle differenze di pensiero in ambito tassonomico.
L’impossibilità di trovare un accordo ha reso altrettanto impossibile stabilire delle strategie di protezione efficaci e adeguate. Che potranno essere prese ora con tutto ciò che ne consegue.
“Come sottospecie distinta dell’elefante asiatico” spiegano dal WWF, “questi animali sono ora unici dell’isola di Borneo e parte del nostro patrimonio naturale. L’inclusione”, continuano, “nella Lista Rossa è un passaggio cruciale per incoraggiare gli sforzi di conservazione e indirizzare nuove risorse per proteggere le aree di maggiore importanza”.
Bisogna sperare di essere ancora in tempo per proteggere adeguatamente questo piccolo elefante. Soprattutto in un momento come questo, dove la necessità di prenderci cura dell’ambiente si è fatta ancora più forte.