Viene chiamato pesce con le mani perché non esiste effettivamente un corrispettivo nella nostra lingua che possa raccontare la specialità del Thymichthys politus. Conosciamo questo pesce più da vicino.
Dove vive il pesce con le mani
Il pesce con le mani è un piccolo esemplare che vive in Australia in acqua salata, incapace di nuotare nel vero senso della parola. Le sue pinne, che ricordano effettivamente la forma di un paio di mani, lo aiutano a camminare sul fondale.
La sua particolarità non è data semplicemente da queste sue pinne. Il pesce con le mani è infatti molto raro e ne esistono nel mare meno di 100 esemplari. È per questa ragione che gli scienziati che da tempo ne osservano l’esistenza hanno deciso di catturarne 25 e trasferirli momentaneamente in un acquario.
Non si tratta di una decisione presa alla leggera quella relativa al red handfish, altro nome con il quale è conosciuto. Parliamo di una specie che non è dotata di una vescica natatoria che gli consente di galleggiare naturalmente come tutti i pesci. Ed è per questa ragione che preferisce muoversi sfruttando le pinne pettorali e pelviche.
I pochi esemplari rimasti lo rendono classificabile all’interno dei pesci più a rischio in estinzione. Si è scelto di spostare alcuni esemplari all’interno di un acquario per salvarli dal caldo estremo dei mari australiani. Cercando così di favorirne la riproduzione.
Cattività per preservarne la specie
Attualmente gli scienziati monitorano i pesci con le mani per 24 ore al giorno. Per spiegare meglio di che tipologia ittica stiamo parlando, questo assomiglia molto a una rana pescatrice e la sua presenza è esclusiva di due piccole barriere coralline della Frederic Henry bay in Tasmania. A mettere a rischio la sua sopravvivenza non solo i cambiamenti climatici ma anche altre specie invasive e la perdita di habitat.
L’allarme che riguarda questi pesci in realtà vige da tempo e nel 2018 è proprio iniziato un piano di emergenza per il loro recupero. È per tale ragione e dopo un approfondito studio che si è deciso di rischiare e mettere in cattività alcuni esemplari. Fortunatamente nessuno dei pesci con le mani catturati e trasferiti nell’acquario ha subito danni. Le loro condizioni di salute sono perfette.
Gli scienziati intendono tenere i pesci all’interno dell’acquario fino all’arrivo dell’inverno australe a giugno, verificando prima però quale sia la tenuta dell’habitat. Anche su questo stanno lavorando per cercare di ripristinare le vecchie condizioni di sopravvivenza.
Dato lo scarso numero di esemplari, se questo approccio dovesse funzionare, sarebbe possibile progettare un intervento ancora più importante per salvaguardarli.