I palii possono essere organizzati ancora, ma gli animali non devono soffrire per maltrattamenti o affaticamenti eccessivi durante le gare. Lo conferma il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, da sempre una grande animalista che difende a spada tratta il benessere di tutte le creature viventi. Per questo ha ribadito: “Se la Catalogna ha rinunciato alla corrida anche noi possiamo rinunciare a qualche corsa o pali“. Le polemiche, come sempre, però, non sono mancate. Gli abitanti di Siena, ad esempio, si sono immediatamente risentiti ed hanno pensato che si riferisse a loro direttamente e, per questo sono insorti, convinti che la loro città resta la protagonista in tal senso, visto che ospita la più famosa kermesse di tale tipo. Del resto l’esponente del governo non parlava soltanto ed in particolare della corsa dei cavalli, ma anche a tutte le altre iniziative collaterali organizzate in occasione dell’evento. “Ci sono manifestazioni – ha continuato – che prevedono l’uso dei cavalli, asini e che spesso sono crudeli con questi animali e ormai non hanno certamente più senso e di cui anzi potremo volentieri fare a meno”.
Adesso tutti sono contro il ministro anche i sindaci vicini a livello politico, a partire da quello di Feltre, il senatore leghista Gianvittore Vaccari, il quale ha confermato che “la Lega non accetterà mai e poi mai che le tradizioni culturali di millenaria memoria del nostro Paese siano abrogate e, peggio ancora, cancellate dagli annali storici”. Oviamente grande plauso è arrivato, invece, da parte degli animalisti: “L’Italia può cogliere l’occasione di diventare il paese più ospitale e più animal friendly nei confronti degli animali“. Lo dice il presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi.
La stessa ha poi continuato: “Già con l’ordinanza Martini, una regolamentazione rigida e puntuale che costretto all’osservanza di norme più rigorose una serie di manifestazioni che utilizzano animali, è stato fatto un importante passo in avanti ma l’obiettivo degli animalisti rimane quello di avere un paese in cui gli animali non vengano usati per spettacoli, feste e fiere, molti dei quali di nuovissima istituzione e quindi privi anche della pretestuosa ragione della continuità tradizionale, dove i casi di morte degli animali ammontano a circa il 30%“.