Paola Italiano della Zampa apre un dibattito a mio avviso interessante sui due modi di concepire ed essere cane oggi. Un rapporto che rispetti la sua natura non forzandolo a comportamenti che non gli sono congeniali, o piuttosto una propensione al cane-oggetto, bello ad ogni costo, rigorosamente di razza, in concorso con altri cani, alle prese con phon, bigodini, spazzole e fronzoli.
Accanto ai cani in, con il pedigree, quelli di cui vantarsi in giro, ci sono i meticci, amabili al di là della bellezza ossessiva per il pelo fuori posto, al di là di un concorso vinto e di quello che ci fruttano in termini di accoppiamento e riproduzione.
Posta così può sembrare quasi che far partecipare il cane ad un concorso di bellezza sia una reato orribile.
Ma non esistono solo il bianco ed il nero: il rapporto con il cane è ben più complesso e non si può certo accusare gli amanti del bel cane di non avere abbastanza a cuore il benessere psicofisico dell’animale, costringendolo a sfilare e a stare sotto i riflettori.
D’altra parte non si può nemmeno negare che i veterinari stessi hanno messo più in volte in guardia sulle malattie genetiche che derivano a numerose razze di cane proprio per l’ossessione umana alla razza pura, perfetta. Belli e malati non sembra insomma un binomio che testimonia l’affetto dell’uomo per il cane. Tutt’altro.
Ieri a Torino i due fronti, meticci e cani di razza, si sono schierati in due diversi eventi, scendendo entrambi in passerella. E così mentre al Lingotto si svolgeva una sfilata internazionale, valevole per i campionati nazionali ed italiani, con tanto di giudici di un certo calibro e fama, nel giardino del Novotel di corso Giulio Cesare, i bambini con le palette alzate valutavano scherzosamente i cani meticci più belli. E mentre al Lingotto, i proprietari respingevano le accuse degli animalisti di forzare i loro animali pur ammettendo la loro vanità, al Novotel Davide Pellegrino e Paolo Laganà, organizzatori della controsfilata, prendevano una posizione molto più netta:
Il concetto è che non esistono cani brutti o belli, l’affetto che gli animali sanno darci non ha distinzioni di razza.
Paola Tonin riapre la polemica sulle modifiche apportate al pelo degli animali affermando che il pelo non si può cambiare:
meglio una piccola macchia che una dermatite.
Come darle torto? Che siano belli o che siano brutti, dobbiamo amarli tutti. Niente razzismo, insomma. Devono essere soprattutto sani. Poi un fiocchetto o un cappottino chic non fanno male a nessuno. Sugli interventi di chirurgia estetica io invece ci andrei più cauta. Che ne pensate: esistono cani in e cani out? Intanto noi vi mostriamo le foto di entrambe le sfilate svoltesi a Torino: scegliete voi i cani che vi sembrano più belli o quelli che sembrano più felici. Buona visione!
[Fonte e Foto: Lazampa]