Di queste storie che mettono in evidenza l’aspetto raccapricciante della natura umana, si vorrebbe non riferire. A Creveland, nello Stato dell’Ohio i proprietari di un beagle di 12 anni volevano non disfarsi di lui, che già sarebbe stata un’azione orrenda e spregevole, ma addirittura sopprimerlo perché ‘colpevole’ di lasciare troppi peli su divani, vestiti e in casa. Con questa motivazione si sono rivolti a Barry Kellogg, veterinario alla Humane Society Veterinary Medical Association perché praticasse al quattro zampe di famiglia l’eutanasia pur non essendo malato terminale né in fin di vita. Evidentemente solo perché non volevano più tra i piedi un cane anziano.
Quale non è stata la sorpresa ma soprattutto lo sconcerto di Barry Kellogg, veterinario alla Humane Society Veterinary Medical Association di Cleveland, quando i proprietari di un beagle di 12 anni si sono rivolti a lui, proclamandosi stanchi ed esasperati perché a loro dire sporcava spargendo troppi peli sui divani e in tutta casa, ragione per cui gli hanno chiesto di sopprimerlo! Un beagle che ha un pelo corto, fitto e resistente, non è certo un campione tra i cani nella perdita di pelo; perdita che in questa razza è minima e costante tutto l’anno con incremento al cambio di stagione. Ma comunque: può essere una motivazione per sopprimerlo? Che razza di umani sono quelli che dopo 12 anni di vita insieme al loro cane vogliono sbarazzarsene dandogli la morte? Il veterinario ha cercato di farli ragionare ma non c’è stato verso.
A quel punto, Kellogg si è rifiutato di praticare quella che ha definito ‘eutanasia da convenienza’ e ha chiesto aiuto ai volontari del gruppo animalista Secondhand Mutts, che per salvare la vita all’animale, ribattezzato Wiz, abbreviazione di mago di Watz, hanno trovato una sistemazione d’emergenza a casa di uno dei volontari del centro in attesa di una sistemazione definitiva.
Immaginate il contraccolpo per Wiz che, se ignora d’essere stato a un passo dalla morte, è comunque stato sradicato da una vita di affetti: anche se solo i suoi. Negli Usa la scelta di praticare o meno l’eutanasia è demandata al singolo veterinario in assenza di norme specifiche.
Con l’aumento del costo delle cure veterinarie quando un cliente non è in grado o non vuole più spendere soldi per le cure, si chiede la cosiddetta eutanasia economica – ha raccontato Kellogg – Si crea un dilemma per la professione veterinaria. Siamo veramente preoccupati per questi problemi. Se i padroni non danno valore alla vita dei propri animali, oggi devono pensarci i veterinari. La maggior parte delle persone considera gli animali domestici come membri della famiglia, ma non tutti – ha aggiunto – E’ un peccato perché i cani più anziani sono i più dolci”.
Fonte cleveland.com
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