Su un trespolo, sopra un armadio, sulla sommità del frigorifero piuttosto che della porta, o su qualsivoglia cima. Purché possa dominare la valle e controllare il mondo, sia pure contenuto entro quattro mura domestiche. Non c’è niente da fare: il gatto ama le grandi altezze, è un animale sempre ‘in quota’; inutile tentare di farlo scendere dalle postazioni trovate in alto, sempre più in alto, pensando di adescarlo con croccantini al sapore di salmone: non si ridurrà mai a vivere terra terra. Anche se in uno scenario casalingo, il nostro caro micione riproduce comportamenti istintivi, naturali, quindi cerca l’albero. Il perché di questa scelta è determinato geneticamente.
Mentre chiediamo a Cesare, il nostro caro felino domestico, di mollare la presa su drappeggi, tende e divani, o di non tentare la scalata dell’armadio, e intanto l’ha già realizzata, ci stiamo dimenticando che è un mammifero arrampicatore; il discendente di Proailurus, ovvero il gattone delle foreste pluviali vissuto circa 34 milioni di anni fa. Il proailuro, uno dei felini più primitivi finora scoperti, aveva artigli tali da arrampicarsi su alberi imponenti per poi balzare sulle prede o controllare l’ambiente in tutta sicurezza.
L’altezza gli garantiva cibo e incolumità. Cesare, memore delle specialità dell’antenato, non è da meno: dotato di un sistema muscolo scheletrico flessibile e di fortissimi muscoli posteriori, salta sia verticalmente che orizzontalmente sette volte la sua lunghezza; ha artigli che equivalgono a ferri e ramponi di esperti rocciatori. Se osserviamo un gatto balzare in alto, noteremo che nel suo salto non stacca mai lo sguardo dal suo obiettivo; nell’atterrare poi sembra voli in aria, ha una tale grazia e leggerezza nel tornare al suolo che lascia incantati. Non resta che sforzarsi d’imitare la sua vita… ad alti livelli!
Fonte petplace.com
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