Gli amici a 4 zampe sono risorse preziose per la cura di molti disagi comportamentali e malattie. La pet therapy, infatti, sta diventando una pratica medica sempre più diffusa, che vede protagonisti non solo i cani, ma anche altre specie animali come delfini, cavalli e asini. Data la sua crescente importanza, nei prossimi giorni si svolgerà a Firenze il primo convegno internazionale.
Come ha spiegato la dottoressa Francesca Mugnai, esperta italiana di teoria assistita con gli animali e responsabile per la AOU Meyer di Firenze del progetto “Pet therapy in ospedale”:
La pet therapy sta avendo un interessantissimo successo come terapia assistenziale nei casi di soggetti che hanno disturbi relazionali o emozionali, forme di autismo e Alzheimer. Lavorando con i bambini all’Ospedale Meyer abbiamo notato come il rapporto con l’animale tende a rilassare e motivare il paziente. Naturalmente la terapia dev’essere accompagnata da una figura professionale che, oltre ad avere una responsabilità attiva sull’animale, gestisce con parametri medici il rapporto. Va comunque sempre ricordato che la terapia non guarisce, ma cura.
Il problema è che in Italia la pet therapy non ha ancora alcun piano normativo tale da permettere la nascita di figure professionali adibiti a simili procedure. Non esistendo corsi o scuole per creare esperti di terapia assistita con animali, chiaramente, ci si affida all’esperienza medica e infermieristica e un’ottima capacità di relazione con l’animale.
Nel nostro Paese solo Lombardia, Toscana e Lazio utilizzano gli animali in ambito medico e in tutti i casi i pazienti reagiscono positivamente alla terapia, facilitando la relazione medico-paziente e, a volte, la guarigione. Durante il convegno verrà presentato anche il primo libro scientifico sulla pet therapy (“L’attaccamento agli animali. Una visione integrata della relazione uomo-animale nella pet therapy”).
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