Certe notizie non le comprendo, come questa che ho trovato stamane e che riporta un allarme dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari (ANMVI): il possesso del cane e le spese veterinarie inserite nel redditometro possono indurre a non mettere il microchip ai cuccioli che si prendono in casa, per paura del fisco. Secondo quanto segnalano le agenzie di stampa, il Presidente dell’Anmvi Marco Melosi avrebbe richiesto un incontro urgente al Ministro per la Sanità Balduzzi al riguardo, affinché intervenga presso il dicastero delle finanze.
Cerco di riflettere con voi sull’assurdità (a mio modestissimo parere) di tale posizione. Personalmente pago tutte le tasse che mi spettano e quindi il redditometro non mi spaventa: le entrate e le uscite del mio bilancio domestico sono ufficiali, ovvero non ho entrate “in nero” e quindi le spese veterinarie che allego alla dichiarazione dei redditi (o il possesso del cane documentato dal microchip) rientrano perfettamente nelle cifre che posso spendere annualmente, anche se con notevoli sacrifici.
Le spese per il cane, quotidiane ed imponenti ci sono, e forse è ora che si rifletta anche sull’incidenza di tali costi nei bilanci delle famiglie. Per cui se sono oggi inserite nel redditometro, magari un domani potrebbero essere considerate in modo migliore per una detrazione più congrua. Forse sono troppo ingenua. Inoltre, il microchip per il cane non solo è un obbligo di legge, ma è un gesto che ogni persona sensibile e responsabile nei confronti del proprio animale domestico fa con coscienza e cognizione di causa. Quindi non eviterà di registrare il proprio pet all’anagrafe canina solo per paura del fisco.
Oggettivamente purtroppo ritengo anche che questo redditometro non serva che scarsamente allo scopo di individuare evasori fiscali, perché si basa su proprietà dichiarate, mentre gli evasori veri, di intestato hanno poco. Non dichiarare il possesso di un cane, quanto inciderà? Dunque che allarme è questo? Mi sembra piuttosto una forma di terrorismo che può indurre proprio all’effetto contrario. Insomma chi è rispettoso della legge non ha paura di tasse in più e chi ha spese veterinarie vuole che in qualche modo gli siano riconosciute, anche se questo di certo non è il modo giusto. L’assurdo è nel concetto di base: il cane è considerato un lusso, come una autovettura di grande cilindrata, mentre non lo è (come hanno evidenziato anche tante associazioni animaliste) è solo una parte della famiglia, per molti un figlio, un compagno di vita. Nel redditometro del resto sono inserite anche le spese per la ginnastica dei bambini!
Il rischio non è che non si registri più l’animale all’anagrafe canina, ma piuttosto che tanti cani non vengano più adottati, e molti abbandonati. Ma pensate che chi ama gli animali si fa spaventare dal redditometro? Non credo, piuttosto gli incivili evasori potrebbero trarre lo spunto, la scusa per farlo. Cerco sempre di guardare in positivo: che sia ora che si mettano a confronto nero su bianco le spese per l’animale domestico con l’effettivo bilancio familiare? Solo in tal modo questo “lusso“ sarà ufficilamente riconosciuto per ciò che realmente è: un vero sacrificio economico. Sacrificio che si affronta con amore. Aiutatemi a comprendere se e dove il mio pensiero è sbagliato. Del resto ormai è andata così cerchiamo di scovarne gli aspetti positivi.
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