Ieri abbiamo iniziato questo discorso sui cani da caccia, aprendo una piccola parentesi proprio per farci delle domande sulla caccia in sè e poi proseguendo, in punta di piedi visto l’argomento delicato, sul rapporto cane-uomo, nato proprio a partire dalla caccia, e ci siamo fermati al punto in cui gli uomini hanno iniziato ad addestrare i cani, scoprendo come fossero veloci e attivi durante l’assimilazione e come, generazione dopo generazione, i cuccioli riportassero le caratteristiche fisiche, e quelle acquisite durante le esperienze e gli addestramenti, ed è così che sono poi nate le specializzazioni nella caccia, in base alle razze, alle caratteristiche e all’apprendimento dei cani.
Quindi l’uomo insegnò al cane, non bastava solo che annusasse e cercasse, stanasse in modo approssimativo, che inseguisse la preda per prederla o per farla prendere al cacciatore, e il cane imparò. Innanzi tutto la ferma. Sia per attitudine che per addestramento il cane doveva arrestarsi quando avvertiva la presenza della selvaggina. In quegli attimi il cane diventa immbile come una stanza, vibra, alza la zampa, questo è il segnale, la ferma, che indica al cacciatore dove si trova la preda, propriò lì vicino, dove indica il muso. Tra i cani da ferma più famosi conosciamo i Bracchi, gli Epagneul, i Griffoni e i ben famosi Pointer e Setter.
Gli uomini insegnarono ai cani anche il riporto. Capitava che una preda, colpita da una freccia, o da un pallino in tempi più moderni, riuscisse comunque a fuggire e a nascondersi, e il cacciatore non riusciva a trovarla. Il cane da riporto invece si specializzò nella ricerca della selvaggina, cercandola tra i rovi e le acque paludose, ed ecco che abbiamo i famosi “retriever“, specializzati proprio nel riporto.
Abbiamo parlato tantissimo dei famosissimi Terrier. Questi piccoli cani si specializzarono nello stanare le prede dalle tane. Molti animali da bosco e da collina (volpe, tasso, faina, donnola) hanno come rifugio una buca nella terra, un incavo tra le rocce o all’interno di un albero, il Terrier, con la sua gamba corta e la dentatura temibile, furbo e aggressivo, è in grado di penetrare tra i cunicoli, vincere la battaglia e stanare la preda.
Durante il tempo dei re di Francia la caccia era diventato un vero e prorpio evento mondano. Le mute da caccia erano composte da cani di ogni dimensione e specializzazione, si andava dai Levrieri, ai cani da ferma, fino ai Terrier di diverse dimensioni, passando per i Bassotti e i Basset Hound, e questo non solo in Francia, ma anche in Inghilterra. Carlo I di Lorena fece creare, su terre confiscate, ottanta parchi e insieme a queste utilizzò anche settanta foreste per allevare e allenare i cani della corona. Mentre la leggenda racconta che Luigi XI di Francia era così appassionato di caccia che quando la malattia lo constrinse a letto si divertiva a osservare i suoi cani che cacciavano i topi nella sua regale camera da letto!
Ma per concludere arrivando ai giorni nostri va detto che anche i cani da caccia “casalinghi”, per quanto il loro istinto venatorio sia forte, hanno sempre bisogno di addestramento. Come per tutti i cani il periodo migliore per l’addestramento è quello che va dai sei mesi a un anno, momento in cui assimilano gli insegnamenti con molta facilità. Può essere utile anche portare i cuccioli a caccia con la madre, penseranno per lo più a giocare all’aria aperta ma impareranno anche dalle azioni del genitore. Gli addestratori dei cani da caccia consigliano di impartire gli ordini sempre nello stesso modo, con le stesse parole, lo stesso tono e gli stessi gesti, in lezioni brevi ma frequenti, in un clima divertente e giocoso e mai con la costrizione.
Possedere un cane di una razza “da caccia” non significherà certo che questo cane sia un perfetto cacciatore, visto che la loro abilità è data proprio non solo dalla specie, ma anche dalla discendenza, quindi “i cacciatori della domenica” dovranno capire che il loro esemplare è soprattutto un cane da compagnia, che andrà sempre tenuto in forma e allenato, non solo per la caccia ma anche perchè è giusto che sia così per rispettare i suoi istinti e le sue caratteristiche. Oltre a questo potrà chiedergli aiuto e compagnia durante il periodo della caccia, ma non la perfezione. In realtà, come detto ieri, ci auguriamo che “il cacciatore”, con il suo Setter e con il suo Bassotto, giochi alla caccia, più che praticarla sul serio.
[photo courtesy of illea on deviantART]
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