Dopo l’Ucraina, anche in Bulgaria si torna a parlare di uccisione di massa dei cani randagi. A Sofia si contano 10 mila trovatelli. La psicosi serpeggia tra gli abitanti della capitale dopo l’aggressione di un anziano da parte di un branco di animali, che è morto nei giorni scorsi.
La popolazione, infatti, è spaccata in 2, tra chi è intenzionato a ripulire le strade dai cani randagi con qualunque mezzo, compresa la violenza, e chi invece, non ammette una soluzione del genere addebitando il fenomeno del randagismo ai proprietari che, dopo la caduta del socialismo, quando si trasferirono in massa nelle città, abbandonarono nelle campagne i loro cani non sterilizzati.
In seguito la morte dell’anziano, le istituzioni della capitale diedero ordine di uccidere tutti i cani randagi catturati nel quartiere in cui era avvenuta l’aggressione, dopo un periodo di stallo al canile. Per sedare la polemica delle associazioni animaliste, il sindaco di Sofia aveva garantito che il comune avrebbe creato nuovi rifugi e dato nuovo impulso alla sterilizzazione degli animali.
Il randagismo in Bulgaria è un problema endemico da almeno 20 anni, e sia i privati cittadini, spesso esasperati dai cani ridotti in pelle e ossa, che mendicano il cibo, sia alcuni comuni che non rispettano la legge nazionale (che vieta il massacro dei cani senza padrone) si rendono protagonisti di orribili atti di violenza.
Come ha spiegato la responsabile delle pubbliche relazioni di Animal Rescue Sofia, un’associazione animalista che gestisce il rifugio per randagi di Borgov:
Sarà difficile scendere sotto i 10 mila cani di strada nella capitale, soprattutto a causa di una mentalità ignorante nella gestione dei cani di proprietà (circa 200 mila) che non sono sterilizzati e, quando non sono tenuti alla catena nel cortile di casa in condizioni indegne, come antifurti senza anima, sono lasciati vagare liberi. Così, le cucciolate continuano a nascere e vengono abbandonate nei sobborghi della capitale.
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