Continua costante il dibattito sulle spese veterinarie ed il redditometro. Queste sono una necessità, per chi ama gli animali e fa anche numerosi sacrifici economici pur di mantenerli nel benessere: può questo essere idividuato come indice di ricchezza? I cani e gatti non sono beni di lusso e stavolta a gridarlo a vivavoce sono le associazioni animaliste più importanti, riunite, in un unico documento congiunto indirizzato al Presidente del Consiglio Monti, al Ministro della Salute Balduzzi e al Sottosegretario Cardinale: l’obiettivo di Enpa, Lav, Leidaa, Lega nazionale difesa del Cane e Oipa è quello di sollecitare le istituzioni a togliere dal redditometro le spese veterinarie.
Sembra assurdo che, dopo l’opposizione dei cittadini, degli animalisti, dei veterinari e finanche delle istituzioni politiche stesse, si stia ancora parlando del redditometro. Certo non facciamo riferimento a prestigiosi animali di razza che possono costare effettivamente qualche migliaia di euro, e che non sono di tutti, ma un “lusso” che in pochi possono permettersi. Di fatto ci riferiamo agli animali adottati dai canili e dai gattili, da quelli tolti dalla strada o da particolari situazioni di maltrattamento, o più in generale di amici a quattro zampe detenuti non a scopo di lucro, la maggior parte insomma. Quelli che altrimenti costerebbero allo Stato non poco nella lotta al randagismo e in strutture atte alla loro salvaguardia (tutelata per legge).
In realtà però il discorso è più ampio e può riguardare anche i gatti ed i cani di razza (se questi non vengono utilizzati per creare un reddito). Ricordano nel documento congiunto le associazioni animaliste:
“Le spese veterinarie non possono e non devono essere specchio di agiatezza: gli animali, come riconosciuto dal Trattato di Lisbona dell’Unione europea e dal Codice Deontologico dei Medici Veterinari, sono esseri senzienti, non beni di lusso e come tali hanno il diritto alla tutela del loro benessere e della loro salute, garanzie queste che devono essere assicurate tanto più in una fase così delicata per l’economia di molte famiglie.”
Impossibile non condividere in pieno.
Fonte: OIPA
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