Gli animali di Fukushima. 11 Marzo 2011, la data del tragico terremoto / tsunami che ha messo in ginocchio il Giappone e soprattutto la sua centrale di Fukushima: un disastro nucleare incalcolabile, neppure a distanza di circa 11 mesi. 78.000 persone sono state evacuate nel giro di poche ore e non tutte hanno portato con loro gli animali domestici, pensavano di tornare a casa dopo un paio di giorni al massimo: nessuno si è premurato di mettere in salvo gli altri esseri viventi, dai randagi alle galline nei pollai o le mucche ed i cavalli nelle stalle. Ora di loro non ne restano che le carcasse.
A documentare il tutto un documentario della CNN dal titolo quanto mai esplicito: “Gli animali di Fukushima abbandonati e lasciati morire”. Eppure se ne era parlato, lo avevamo fatto anche noi di Tutto Zampe (qui) si erano mosse le organizzazioni internazionali animaliste per fare in modo di salvare anche i cani ed i gatti rimasti nei cortili, nei salotti di casa o in giro per le campagne. Eppure i meccanismi non hanno funzionato a dovere. Come spesso purtroppo accade, anche se va detto, casi di questo tipo sono impossibili da programmare e dunque gestire nel migliore dei modi. Ma qualcosa in più si poteva fare, come ha dichiarato alla CNN Yasunori Hoso di United Kennel Club in Giappone:
“È vergognoso. A partire dall’inizio del disastro abbiamo continuato a chiedere al governo di salvare questi animali. Ci deve essere stato un modo per salvare le persone e gli animali allo stesso tempo dopo il disastro nucleare a Fukushima”.
Solo a dicembre il governo ha permesso ad alcuni gruppi animalisti di entrare nell’area contaminata in soccorso degli animali sopravvissuti. E’ stato tardivo, ma almeno 250 cani e 100 gatti sono stati salvati (ora sono in cura in un rifugio nei pressi di Tokyo). Altri animali si sono salvati, grazie al gesto eroico di un uomo che ha rifiutato l’evacuazione: Naoto Matsumura. Vive tutt’ora a Tomioka, distante 16 chilometri dalla centrale nucleare, senza elettricità. Prende l’acqua da un pozzo ed esce dall’area a rischio solo per andare a procurarsi del cibo per gli animali. E’ contaminato, ma vuole morire nella sua città insieme ai suoi amici a quattro zampe.
1 commento su “Cani e gatti di Fukushima, non dimentichiamoci di loro”