In un futuro, si spera non troppo lontano, sarà un robot a sostituire gli animali in molti esperimenti di tossicità sulle sostanze principali di uso comune. La macchina è stato messo a punto negli USA da diverse agenzie federali coordinate dall’EPA, l’Environment Protection Agency.
L’obiettivo, infatti, è che questo robot possa davvero permettere il test di oltre 10 mila sostanze di uso comune, senza che a farne le spese siano i nostri amici a 4 zampe: cavie, cani, gatti, ratti, primati, e tutti quegli animali generalmente impiegati per la vivisezione. In America, infatti, degli 80 mila composti chimici che normalmente vengono utilizzati, dagli additivi alimentari ai fertilizzanti, senza dimenticare i farmaci, circa 800 vengono testati sugli animali e solo 5 sono proibiti. Una sproporzione davvero notevole.
La macchina che andrà a sostituire gli animali di routine coinvolti nei test di tosscità è dotata di piatti fatti di materiale plastico, con 1536 piccoli, sensibilissimi fori, all’interno dei quasi sono state impiantate cellule e proteine umane. Come ha spiegato lo scienziato David Six, che coordina il progetto, grazie a questo robot è possibile valutare fino a 150 mila combinazioni di sostanze chimiche, ottenendo in brevissimo tempo informazioni accurate sulla loro tossicità.
Il comunicato divulgato dalle agenzie spiega che questa macchina dovrebbe essere pronta e utilizzabile entro i prossimi 2 anni. Chiaramente, si tratta di un lasso di tempo molto lungo, soprattutto se si pensa ai poveri animali che ogni anno vengono “sacrificati” per qualcosa che serve a noi. Secondo i dati della Lav, la Lega Anti Vivisezione, il numero degli esperimenti sugli animali è un trend in crescita e in molti casi non si ricorre nemmeno all’anestesia. Inoltre, solo nel biennio 2008-2009 sono stati autorizzati dal Ministero della Salute ben undici stabilimenti adibiti alla sperimentazione animale.
E’ da anni che si parla di metodi alternativi, che esistono, come dimostra anche la ricerca biomedica, e la speranza di chi ama gli animali è quella di vederli un giorno liberi, fuori da quei lager dell’orrore.
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