L’infezione da Calicivirus nel gatto (FCV ) è abbastanza comune, a tal punto da ritenerla in assoluto la più diffusa malattia infettiva tra i mici. La più alta incidenza però (tranquillizzatevi subito) la si ha nei gattili, nei rifugi o negli allevamenti, dove è più facile la presenza di animali non vaccinati. Sono questi infatti a trasmettere il virus ed i problemi di salute correlati. Quali? Scopriamoli insieme dopo il more.
I sintomi dell’infezione da calicivirus nel gatto
L’infezione da calicivirus felino si manifesta principalmente come la malattia respiratoria tipica del gatto: attacca infatti le alte vie respiratorie, bocca (con ulcerazioni,) naso e polmoni, ma può arrivare ad intaccare anche l’intestino e l’apparato muscolo-scheletrico. I sintomi si presentano piuttosto improvvisamente e a seconda dell’area colpita possono essere i seguenti:
- Perdita d’appetito (dovuta soprattutto alle ulcerazioni)
- Occhio che “butta”
- Naso gocciolante
- Debolezza
- Difficoltà respiratorie e polmonite
- Febbre
- Difficoltà nei movimenti ed infiammazione delle articolazioni (artrite)
- Emorragie
Come si fa a sapere se il gatto è affetto da calici virus felino?
La diagnosi di FCV spetta ovviamente al veterinario che prima di tutto valuterà la salute del gatto con una dettagliata anamnesi e visita fisica. Potrebbero essere utili esami del sangue e delle urine, benché non fondamentali per la certezza della diagnosi. Il test più affidabile è la ricerca degli anticorpi FCV. La diagnostica per immagini può essere utile per valutare la presenza di polmonite.
La cura del gatto affetto da calici virus
Nei casi più gravi (polmonite o emorragie) può addirittura essere necessario un ricovero ospedaliero. Il gatto può necessitare di ossigeno e gli antibiotici servono solo per curare eventuali infezioni batteriche spesso secondarie come nel caso degli occhi. Per il resto come sapete, l’unico modo per contrastare un virus è aspettare che passi. Dunque tanto riposo e tante coccole per il vostro micio: pulire gli occhi ed il naso onde evitare il ristagno delle secrezioni, una dieta nutriente e digeribile fatta soprattutto di cibi morbide (in caso di ulcere in bocca). La prognosi, nei casi più comuni e non gravi è di 3-4 giorni.
Il vaccino per prevenire il calicivirus felino
Il virus in questione si trasmette da animale infetto non vaccinato ad animale sano: è resistente ai più comuni disinfettanti, dunque fondamentale è la vaccinazione. E’ fortemente consigliata anche se non ha finora ridotto l’incidenza della malattia che, ricordiamo può colpire i felini di ogni età, anche se i gattini con meno di 6 settimane di vita sembrano essere più sensibili. Le linee guida europee al riguardo prevedono per i mici un primo ciclo (due somministrazioni) vaccinale entro le 12 settimane di vita e nelle situazioni a rischio (gattili) anche una terza dose a 16 settimane. I richiami, per i gatti domestici sono previsti ogni tre anni, ma bisogna mantenere sempre l’allerta perché il calicivirus tende a mutare in nuovi ceppi.
Ho adottato due mici fratelli da Lampedusa. Entrambi hanno contratto calicivirus. Il primo è rimasto strabico agli occhi, solamente questo, mentre la sorella, ciclicamente, presdente i classici sintomi della calicivirus costituiti da ulcere in bocca anche grave rossore sulle gengive e sulle orecchie e coda. Ciclicamente le faccio iniezioni di rocefin con urbason oltre a gel gengivale. Ma riuscirà mai a guarire completamente? Gli altri gatti sono stati tutti vaccinati, lei purtroppo il veterinario me l’ha sconsigliato.