La “rabbia” è una zoonosi, ovvero una malattia infettiva (o infezione) che può essere trasmessa tra animali (vertebrati) ed esseri umani, in condizioni normali, quotidiane. Basta il contatto con la saliva dell’animale malato, sia esso domestico che selvatico: il contagio può dunque avvenire attraverso un morso, ferite, graffi, ecc. Attualmente il cane (per ciò che riguarda il ciclo definito urbano della malattia) e la volpe (per il ciclo selvatico-silvestre), sono gli animali maggiormente colpiti dalla rabbia. Tale zoonosi, trasmessa da un virus, è probabilmente tra le patologie più antiche di cui si ha traccia documentata.
Lo stesso nome infatti deriverebbe dal sanscrito “rabbahs” ed è riferito alla sintomatologia: significa “aggredire, essere violenti”. La rabbia infatti provoca una infiammazione dell’encefalo (encefalite) che ha come risultato anche una insolita aggressività. Purtroppo nella prima fase questa infezione è piuttosto asintomatica. Quando ci si rende conto del problema è spesso troppo tardi.
Ma di preciso, quali sono i sintomi della rabbia negli animali?
L’osservazione del comportamento del proprio animale domestico è importante: in un primo momento si sviluppano dei sintomi molto generici: disturbi gastrointestinali e difficoltà respiratorie. Poi purtroppo si assiste alla fase peggiore che può essere di due tipi: la prima è quella più conosciuta, “rabbiosa”, che si sviluppa nel 75% dei casi, mentre l’altra conduce il nostro amico a quattro zampe direttamente alla paralisi (25% della casistica totale).
Nel primo caso si assiste essenzialmente ad alterazioni comportamentali e dunque all’aggressività oltre che a modifiche della fonesi e all’ipersalivazione. E’ chiaro che in un cane o un gatto (anche loro infatti, seppur in misura minore rispetto ai canidi possono essere contagiati dal virus in questione) che vivono in casa, questi sintomi sono subito evidenti, diverso è il discorso per gli animali selvatici. Dunque se avete sospetti, rivolgetevi al vostro veterinario di fiducia: può essere importante anche per evitare di contagiarvi voi stessi con il virus della rabbia. Se presa prima dell’insorgere dei sintomi, la rabbia si può a volte curare.
Come si evolve la rabbia?
Dopo la prima fase “rabbiosa” si assisterà alla progressiva paralisi dell’animale, fino al coma e alla morte. Questo decorso caratterizza anche quei casi di “encefalite rabida” che non hanno dato luogo a manifestazioni di aggressività. Va ricordato che la rabbia non è stata ancora debellata, neppure nel nostro Paese e che l’ Oie (Organizzazione mondiale di sanità animale), in un recente congresso internazionale ha puntato ulteriormente sulla vaccinazione.
[Fonte: ISS]
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