Di generazione in generazione si è tramandato il mito che cane e gatto non vadano d’accordo, chi a casa ha entrambi sa bene che sono ottimi compagni di vita e spesso, a parte qualche normale screzio, vivono d’amore. La storia che vi raccontiamo oggi sfata definitivamente ogni mito a riguardo, un cane ha rischiato la vita, correndo giù per un dirupo, per salvare un cucciolo di gatto.
Se Otto, il pastore tedesco di Graziela Forzati, non fosse intervenuto il piccolo felino sarebbe andato incontro a morte certa, era stato chiuso in un sacchetto di plastica bianco per poi essere lanciato in un dirupo, al pari di un sacchetto dell’immondizia. Tutto inizia a Vervio durante una mattinata come tante per Graziela e il suo Otto che passeggiavano per la solita strada, finché, all’improvviso, il pastore tedesco ha iniziato ad assumere uno strano atteggiamento, tirando la padrona verso il bordo della strada.
La sua padrona prova a dissuaderlo tirando il guinzaglio nel verso opposto senza riuscirvi, il cane intestardito tira così forte da sfuggire alla sua padrona. Graziela ha iniziato ad inseguirlo finché non è arrivata al sacchetto bianco. Un piccolo sacchetto che si muoveva, al suo interno si sentivano dei lamenti così la donna lo ha aperto affannosamente. Al suo interno vi ha trovato un piccolo cucciolo di gatto, malconcio e sporco, messo da qualche essere senza rispetto della vita altrui.La signora Forzati ha deciso di adottare la piccola creatura ribattezzandola Zac, una parola onomatopeica che ricorda lo strappo ricevuto da Otto per liberarsi dalla padrona e andare a salvare il micino.
«All’improvviso il mio cane ha fiutato qualcosa – spiega Graziela a Il Giorno -. Non mi ero accorta di nulla. Otto è rimasto incollato al guard-rail con la testa rivolta verso il basso. Guardava immobile nella scarpata verso il minuscolo sacchetto bianco. Non capivo. Poi con uno scatto fulmineo mi è sfuggito. Ha corso velocissimo e io dietro. Si è diretto dritto dritto verso il sacco. E’ stato lì che mi sono accorta che quel sacchetto si muoveva. Qualcosa dentro faceva dei pianti. Mi sono spaventata. Pensavo addirittura potesse essere un neonato. Abbiamo aperto era un micio, l’abbiamo chiamato Zac».
Otto e Zac sono inseparabili amici, la sensibilità degli animali non ha fine, questa storia è solo una delle tante che può testimoniarlo.