La salute degli animali trascurata dalla manovra economica del Governo che in questi giorni sta facendo parlare di sé sollevando polemiche da parte di alcuni schieramenti, approvazione da altre fazioni politiche. L’opinione pubblica ed il mondo delle associazioni dicono la loro su tagli e tasse previste dal provvedimento finanziario messo a punto da Tremonti per risanare il bilancio dello Stato.
Esprime il suo parere in merito, con un giudizio fortemente negativo e critico, anche l’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI) in un comunicato diffuso tramite il suo portale.
Con questa manovra, spiegano i veterinari italiani, il Governo volta le spalle alla salute degli animali. E’ folle e rischioso considerare la sanità veterinaria come un bene di consumo infierendo con l’aumento dell’IVA al 21%, un’imposta che nemmeno dovrebbe esistere in sanità veterinaria.
A parlare è il delegato ANMVI ai rapporti istituzionali, Carlo Scotti, sottolineando come da anni i veterinari sopportano di rientrare nei livelli di bene di consumo superfluo.
Infatti, anche se sono prestazioni sanitarie, le cure medico-veterinarie non sono esentate dall’IVA e sopportano l’aliquota più alta, il 20%.
Eppure incidono sulla sanità pubblica del Paese, perché la sanità veterinaria è strettamente collegata alla salute dell’uomo, basti pensare alle malattie trasmissibili. E a interventi vaccinali obbligatori, essenziali o strategici per la salute pubblica, alle attività di sterilizzazione per la prevenzione del randagismo e il controllo della popolazione animale su cani e gatti di proprietà, e molto altro.
L’ANMVI annuncia battaglia e rivolge un accorato appello proprio a quei sottosegretari e ministri che si dicono amici degli animali ed interessati al loro benessere:
Ci aspettiamo un deciso intervento contrario all’aumento dell’IVA e uno altrettanto convinto per ridurla. Coinvolgeremo anche le Commissioni Parlamentari e le voci della società civile per denunciare la sconfitta di tutte le politiche di sanità veterinaria messe in campo fino ad ora e la definitiva compromissione di tutte quelle a venire. La prevenzione e la sanità veterinaria tassate al 21% sono una follia fiscale, conclude Scotti.
[Fonte: ANMVI]