Abbiamo già parlato del Pastore Tedesco, anzi, è stato il primo cane di cui abbiamo parlato su TuttoZampe proprio perchè è come se fosse il re della foresta, l’idea di cane che a tutti viene in mente quando si parla di cani, l’amico leale e fedele per eccellenza, il cane da caccia, il cane poliziotto, il cane messaggero di guerra, il cane per i non vedenti, il cane da salvataggio, il cane buono per tutti i mestieri e tutte le stagioni, quello che ognuno vorrebbe avere.
In realtà il motivo per cui ho deciso di trattare di nuovo di questa razza va un po’ al di là del Pastore Tedesco in sè, delle sue mille qualità e della sua fama di cane quasi perfetto, il motivo per cui scrivo riguarda un libro, uscito nel 1976 e che ancora oggi rimane uno dei testi migliori, un classico, della comunicazione tra le specie: Kinship with All Life, di J. Allen Boone.
Boone era il padrone di Strongheart, un bellissimo ed intelligentissimo Pastore Tedesco, che compariva con successo in molti film di Hollywood e in tanti spot televisivi. Il cane diventa l’interlocutore dell’autore, che è convinto che Strongheart sia proprio in grado di rispondergli telepaticamente, e gli pone tante domande, che possono unirsi tutte in un’unico quesito senza risposta, fin dalla notte dei tempi: quale è il significato della vita? Ebbene, Strongheart è stato in grado di svelare a Boone una parte di questo segreto.
“Mi resi conto allora che ciò cui avevo il privilegio di assistere non era il fenomeno di un cane che esprimeva grandi qualità, ma di un complesso di grandi qualità che si esprimevano attraverso un cane”. Questo ci dice Boone, quando trova indirettamente risposta ai suoi dubbi esistenziali mentre cerca di insegnare a Strongheart a comportarsi come un essere umano. Si rende conto che il suo cane non è semplicemente un animale ben selezionato, intuitivo e intelligente, sveglio, il suo cane è più di un cane dotato di una mente quasi umana.
Strongheart diventa il suo maestro, gli fa capire come guardare il mondo, come pensare, come leggere ogni cosa dell’universo senza alcun pregiudizio, come capire e imparare ad essere veramente se stessi. Boone scopre che il suo cane è capace di rilassarsi in qualunque momento, mentre lui, anzi noi esseri umani, non riusciamo mai a staccare veramente. L’autore capisce che Strongheart, come ogni cane, possiede un occhio interiore che gli permette di vedere dentro le cose, e di goderne, e questo modo di vedere le cose come sono senza etichette, gli permette di viveve a pieno la sua vita, e se il cane corre sulla spiaggia, fa un sonnellino durante il pomeriggio o ammira il tramonto accanto al suo padrone, gode davvero di quello che sta vivendo, mentre noi troppo spesso non ci riusciamo.
E’ così che Boone impara la metafisica dal suo cane. E’ così che Boone capisce e ci spiega che ha sempre pensato che l’uomo fosse a un livello superiore, sopra ogni altro animale, ma adesso non ci crede più. Strongheart fa capire a Boone che non serve a nulla leggere libri, porsi interrogativi o fare discussioni, il tutto intorno alla vita, perchè la vita va vissuta, così com’è, non c’è bisogno che le cose vengano definite, perchè tanto anche dopo le spiegazioni resteranno così come sono. I cani in questo sono superiori all’uomo, perchè vivono la loro vita a pieno, senza porsi inutili domande.
Esistono numerose storie sull’intelligenza canina, su quel sesto senso speciale che fa “tornare a casa” i cani, e i miti raccontano addirittura che i cani hanno conosciuto le divinità prima degli uomini, e a pensarci bene i nostri cani ci conoscono meglio di come noi conosciamo i nostri cani. E allora perchè li abbiamo sempre considerati inferiori? Se ci pensiamo i cani hanno una percezione di sè molto più chiara della nostra.
Io sono incappata per caso nelle pagine di questo libro che mi ha fatto scoprire questo testo di Boone, che credo acquisterò presto, spero di aver fatto venire un po’ di curiosità anche a voi.
[Photo Credits: Guillermo Castano]