Certi argomenti mi lasciano sbigottito, siamo nel 2011 e ci sono ancora dubbi sull’uso del collare elettronico ai fini dell’educazione e dell’addestramento. Tanto da determinare uno scontro tra associazioni che si occupano della difesa dei cani e addestratori senza scrupoli riguardo l’utilizzo del collare elettrico .
Nonostante sia un metodo sorpassato e barbaro ancora molti addestratori, anche in Italia, lo usano per addestrare i cani o addirittura per allenarlo nelle competizioni sportive. Per questi sedicenti addestratori è un metodo veloce per “insegnare” al cane un paio di comandi mentre per gli amici a quattro zampe è una sadica punizione che subisce dolore e stress. Il collare elettronico ha l’obiettivo di mandare impulsi elettrici di intensità variabile al collo del cane quando questi non raggiunge i risultati voluti dall’addestratore.
Il 6 Aprile il presidente dell’Enci, Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, presso la Commissione Affari Sociali della Camera diramava il seguente messaggio: «Sulla possibilità di usare il collare elettrico – si legge in un passaggio – l’Enci ha richiesto l’istituzione di un tavolo tecnico di confronto, al fine di consentire l’assunzione di decisioni che poggino su reali dati scientifici e ha lanciato l’idea di effettuare appositi corsi per il giusto utilizzo dello strumento».
Un messaggio che viene recepito anche dalla Federazione Italiana Sport Cinofili del Coni e dall’Apnec, Associazione Professionale Nazionale Educatori Cinofili – che insieme contano 12mila iscritti tra i quali molti addestratori – è quasi come legalizzare uno strumento di tortura.
Il popolo degli animalisti e degli educatori/addestratori contrari risponde a questa provocazione con il social network Facebok. Vi avevamo parlato della contrarietà dell‘Ente Nazionale Protezione Animali che chiede all’Enci l’immediato ritiro della proposta: «Si tratta di un dispositivo estremamente dannoso il cui uso è vietato non soltanto dalle normative internazionali ma anche dall’Italia, che ha recentemente ratificato la Convenzione di Strasburgo sulla protezione degli animali».
Interviene anche Aldo Violet vice presidente nazionale Apnec: «L’uso è vietato anche da un’ordinanza del 5 luglio 2005 firmata dall’allora ministro della Salute Storace, e riconfermata più volte, l’ultima dal sottosegretario Francesca Martini nel 2009. Queste chiariscono che collari elettrici e altri congegni atti a determinare scosse o impulsi elettrici sui cani causano sofferenza e possono provocare reazioni di aggressività negli animali stessi».
Tirando le somme chi utilizza strumenti di tortura, come il collare elettronico, secondo il codice penale rischia fino a un anno di reclusione e fino a 15.000 euro di multa. Come sempre c’è il cavillo però: «La legge purtroppo non vieta la produzione e la vendita ed è qui il problema – sottolinea Claudio Minoli, presidente Fisc – i nostri iscritti hanno un codice deontologico, ma molti addestratori continuano a usare questi collari e spesso arrivano ad interrompere la corrente solo quando i cani obbediscono ai loro comandi. Questi impulsi provocano danni enormi a livello endocrino e psicologico nell’animale. Chiediamo quindi che l’ordinanza Martini venga al più presto trasformata in legge e vieti anche la produzione e la vendita di questi strumenti».
L’Enci torna sui suoi passi con le parole del presidente Francesco Balducci: «La sottoporrò al nostro consiglio – riguardo l’ordinanza Martini -. Ma le nostre parole sono state strumentalizzate. In merito alla richiesta di un confronto concernente i collari elettrici, precisiamo che la richiesta scaturisce solo dalla necessità di tutelare il cane. Facciamo fronte comune e dimostriamo che questo utilizzo provoca danni – conclude Balducci -. Nessun giudice, dati scientifici alla mano, potrà permettere ancora la produzione e la vendita dei collari. Anche perché se c’è qualcuno li produce, qualcuno li acquista».
Speriamo che in futuro associazioni importanti come l’Enci stiano più attente alle parole che dicono e auspichiamo che passi l’ordinanza Martini al fine di non vedere in vendita mai più strumenti di tortura come il collare elettronico.