Diminuiscono, si estinguono o sembrano ammalarsi: non di rado gli esperti vivono momenti di tensione osservando diverse specie di uccelli che continuano ad indebolirsi e a morire, ma il loro nemico numero uno resta sempre lo stesso. Da secoli non riescono a batterlo, se non alzandosi in volo e sembra un predatore affamato o cattivissimo al limite, che infierisce e gioca con la preda. Questo temibile e infallibile “killer” è il gatto, lo stesso timdo micino che fa le fusa tra le quattro pareti domestiche, ma che sa diventare indomabile se deve cacciare.
In grado di appostarsi e di restare completamente immobile, anche per decine di minuti, attende con pazienza che la vittima designata si distragga per agire indisturbato. La tecnica che il gatto usa per cacciare i volatili è detta “del balzello”, con scatto deciso e veloce, come nota chi è esperto di animali. Una atavica abitudine che sembra essere identica a quella che va dal leone alla pantera, che secondo uno studio recente pubblicato sul Journal of Ornithology è ancora la prima causa di mortalità dei volatili che vivono tra città e campagna.
Non basta che il gatto sia diventato estremamente casalingo, ma per passerotti, cardellini e pettirossi è ancora il momento di tremare. Secondo la nuova ricerca, sembra che ben il 47% delle morti di volatili sono da attibuirsi ogni anno a predatori e il tasso di mortalità per aggressione è più alto dove la concentrazione di gatti è maggiore.Diversamente da quanto è avvenuto con il cane il quale dopo una serie di incroci ha modificato il proprio modo di combattere e rincorre una bici o un pallone più che un essere vivente, per il gatto il tempo sembra non essere mai passato. I felini restano, però, molto amati dagli esseri umani ed infatti sia nelle case che all’esterno, sono aumentati molto a partire dagli anni ’70 e ’80. Nello specifico, in Inghilterra sono passati da 6 a 9 milioni, negli USA da 30 a 60 milioni.