Dopo l’episodio della signora, rimasta sola a Varese a mezzanotte per via dell’indisponibilità di taxi disposti a trasportare anche i cani, un altro dato ben poco meritevole per un Paese che voglia evolversi in un’ottica pet friendly, e in questo caso anche sociale, riguarda l’ingresso dei cani guida negli ospedali. Pare infatti che in Italia settantadue strutture ospedaliere su centodue, tra quelle esaminate, non li facciano entrare.
E’ la denuncia dell’AIDDA, Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente, che lamenta la non ammissione dei cani al seguito dei ciechi nei reparti di degenza.
Lo scorso anno erano 86 su 102, ma il miglioramento, come ben evidente, non è stato incisivo e resta comunque un fatto a dir poco vergognoso.
Come spiegano i volontari AIDAA in una nota:
Molto spesso il divieto di accesso di animali, compresi i cani guida al seguito dei ciechi che si recano in visita ai degenti amici o parenti, è inserito nello stesso regolamento interno dell’ospedale.
A questo punto i più obietteranno che si tratta di norme di igiene, legate alla sicurezza dei degenti, ma non è così che stanno le cose, nessuno chiede infatti che i cani guida entrino in
sale operatorie, reparti di chirurgia o di degenza post-operatoria e nelle sale di rianimazione ed in tutti quei reparti che necessitano della totale sterilizzazione degli ambienti.
Ma semplicemente che i ciechi con cane al seguito possano entrare a far visita nei reparti degenza a parenti ed amici. Pensate che molto spesso il cane guida non entra nemmeno quando viene appurato che è in regola con tutte le vaccinazioni e le prescrizioni veterinarie. L’AIDAA ha lanciato un appello rivolto al sottosegretario Martini affinché, come in molti Paesi d’Europa, i cani possano entrare in ospedale e non solo a fare visita o ad accompagnare i ciechi ma considerati come uno stimolo per la guarigione nell’ambito della pet therapy.
[Fonte: Asca.it]