In poco meno di duecento anni, sono scomparse oltre cinquecento specie tra animali e piante che arricchivano la flora e la fauna della Gran Bretagna. La colpa sarebbe, ancora un volta, dell’uomo, il quale con la sua negligenza avrebbe causato anche la totale estinzione di quattro specie, visto che vivevano praticamente soltanto in tale parte di mondo. I dati con tutti i dettagli, sono stati pubblicati dall‘Indipendent e resi noti anche nel nostro Paese dall’agenzia Apcom e riguarderebbero il più grande studio effettuato negli ultimi anni nello Stato.
Le quattro specie che stanno facedndo preoccupare molto gli esperti, in quanto pare che non siano reperibili in nessun altro Paese del mondo, sono la “great auk” che è un uccello marino simile ad un pinguino, l’anemone di mare di Ivell, il muschio di Moss e la cineraria di York. A prescindere da loro pare che siano 492 i tipi di esemplari non più riscontrabili nell’intera Gran Bretagna, un grosso danno per l’ecosistema e per gli equilibri naturali, in questo modo fortemente modificati. Delle cinquecento specie in questione, comunque, pare che soltanto dodici si siano estinte prima della fine dell’Ottocento, quindi appare chiaro come negli ultimi due secoli l’uomo preso dal progresso e dalla propria crescita nel mondo, non abbia tenuto conto del benessere di creature indifese che coabitano insieme a lui sulla Terra.
Gli studiosi, che hanno tenuto conto delle variazioni di flora e fauna in un periodo di oltre 2000 anni, hanno confermato che “i tassi di estinzione, oggi, sono 1000 volte più alti che in passato”. Sempre gli esperti però stanno studiando il modo di tentare di bloccare questo triste fenomeno, altrimenti in continuo aumento, per evitare che si estenda anche altrove. I risultati dello studio parlano chiaro: dovranno impegnarsi insieme scienziati, politici ed ecologisti per fermare un disastro annunciato e già in corso da parecchi anni. In questosenso, uno dei pochi casi positivi, è stato quella della reintroduzione del nibbio rosso che era virtualmente scomparso dal ‘700 e che ora comincia a moltiplicarsi.